E’ approdato in Laguna a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana Damien Hirst , inglese classe 1965, capofila del gruppo YBAs ( young british artists), uno tra gli artisti più amati e discussi degli ultimi anni con “Treasures from the Wreck of the unbelievable”, una mostra che dedica contemporanemente allo stesso autore, per la prima volta, le due sedi della Fondazione Pinault, con 5.000 metri quadrati espositivi tra Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Il legame tra Hirst e François Pinault è consolidato da anni, l’artista aveva infatti già esposto a Palazzo Grassi nel 2006 nella collettiva inaugurale Where are we going?, e successivamente , sempre per la Pinault Collection nel 2007 con a Post Pop Selection,e successivamente in altre due mostre della Collezione, nel 2013 alla Conciergerie di Parigi con A triple tour e nel 2014 al Grimaldi Forum di Monaco con Art Lovers. Treasures from the Wreck of the Unbelievable, on air a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, in concomitanza con la 57.Biennale d’Arte di Venezia, presenta un progetto inedito, frutto di un intenso lavoro di Hirst durato 10 lunghi anni. Nato a Bristol , ha studiato Belle Arti presso il Goldsmith College di Londra e, poco più che ventenne, ha iniziato la sua collaborazione per la collettiva Freeze, che lo ha reso famoso tra i giovani artisti britannici. Dopo il College ha iniziato a studiare e indagare sulle incertezze del mondo contemporaneo, e a puntare sulla realizzazione di dipinti, installazioni, e sculture con l’intento di esplorare le relazioni tra arte, bellezza, religione , scienza , vita e morte. Come dichiarato da Martin Bethenod, A.D. e direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana-Pinault Collection: «Treasures from the Wreck of the Unbelievable mette alla prova la dimensione demiurgica di un processo creativo nel quale si tratta di inventare non soltanto le opere, ma anche l’universo da cui esse procedono, le condizioni geografiche, culturali, temporali.. della loro origine reale o immaginaria, della loro nascita, della loro metamorfosi e della loro rinascita oltre ( o prima ) l’oblio , la sparizione e la morte. A punta della Dogana e a Palazzo Grassi il progetto trova un contesto impareggiabile al quale concorrono numerosi elementi. L’onnipresenza dell’acqua,..[..]..la potenza della tradizione navale di Venezia,[..]la pregnanza storica dei due siti che furono rispettivamente deposito delle mercanzie giunte via mare e palazzo di ricchi mercanti. [..]Il progetto si inserisce anche nel contesto unico di un rapporto di fiducia tra l’artista, Damien Hirst, e il collezionista , François Pinault, che dura da quasi trent’anni».
«Eccezionale nelle dimensioni e nei propositi, la mostra racconta la storia dell’antico naufragio della grande nave ‘Unbelievable’ (Apistos il nome originale in greco antico) e ne espone il prezioso carico riscoperto: l’imponente collezione appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II, destinata a un leggendario tempio dedicato al Dio Sole in oriente. [..] La Pinault Collection accompagna l’artista britannico nella realizzazione di un sogno aprendogli contemporaneamente Palazzo Grassi e Punta della Dogana dove le opere dialogano in un gioco di specchi tra i due spazi espositivi», così ha dichiarato Elena Geuna, la curatrice di Treasures from the Wreck of the Unbelievable, che in precedenza ha seguito anche le monografiche dedicate a Rudolf Stingel e Sigmar Polke, realizzate a Palazzo Grassi rispettivamente nel 2013 e 2016. In mostra sono esposti quasi 200 oggetti recuperati da questo vascello, ritrovato nel 2008 da degli archeologi, ed al quale Hirst si è interessato al punto di finanziare tutte le operazioni per il recupero e restauro del vario materiale,anche se, è evidente la mescolanza e la “contaminazione” dei vari oggetti antichi e contemporanei, come il bronzo e l’oro con l’acciaio e i LED; i busti di divinità egizie e greche con statue di Pippo e Topolino, oppure Mowgli che gioca con l’orso Baloo, o i modellini dei Transformers, e due autoritratti di Hirst che pretende di essere Cif Amoton II, noto anche come Aulus Calidius Amotan, lo schiavo liberato vissuto ad Antiochia e proprietario della barca affondata nell’Oceano indiano , dove è rimasta, col suo immenso carico di oggetti preziosi e tesori provenienti da tutto il mondo, sino al ritrovamento della stessa da parte di Hirst. Sempre secondo la leggenda, Apistos – questo era il nome del vascello, che nell’antica lingua greca significa Incredibile, avrebbe avuto una lunghezza di 60 metri ed un carico prezioso di 460 tonnellate. Tutta l’opera di Hirst è gioco e metafora una critica al mondo, e come ha dichiarato l’artista stesso: «tutto sta in quel che volete credere», e tutta la mostra gioca su questa ambivalenza. Se da un lato vi è il recupero degli antichi tesori avvalorato da video, didascalie, filmati , resta però il dubbio di quanti siano effettivamente gli oggetti “autentici” recuperati, e quanti invece siano stati buttati in mare per poi essere recuperati, e tra le opere esposte c’è veramente davvero di tutto.
Il percorso della mostra inizia idealmente a Punta della Dogana, con una struttura costruita nel XVII secolo e molto verosimile alla prua di una nave, con al suo interno statue monumentali ancora “incrostate” dai segni del tempo, e ricoperte con conchiglie e finti coralli corrosi dal mare. Tra i vari “reperti”, troviamo ad esempio: un calendario di bronzo, che vuole ricordarne uno atzeco in pietra, quindi Hirst ci porta virtualmente a compiere un viaggio nel tempo. Vi sono anche strutture di bronzo, come quella: raffigurante una donna su un orso – secondo l’antica tradizione di rappresentare divinità o semi divinità femminile nell’atto di dominare animali da preda; oppure la statua Proteo in bronzo, divinità in grado di mutare continuamente la propria forma; o una medusa a sette teste, figura ricorrente nell’opera di Hirst in quanto richiama a tematiche quali: orrore, paura, sesso, morte, decapitazione, sottomissione della donna ( la Gorgone ha infatti la testa mozzata), pietrificazione. In mostra sono esposti anche lingotti,teschi, busti in varie posizioni e misure, elmetti, vasi in bronzo, in alluminio, in vetro e acciaio. L’esposizione prosegue nel prestigioso Palazzo Grassi dove – anche qui, metafora e gioco tra finzione e realtà di Hirst continuano , In questa sede i materiali utilizzati per la realizzazione dei vari oggetti sono prevalentemente più pregiati, ricorrono spesso oggetti in marmo di carrara, giada, oro, pietre preziose come ad esempio smeraldi e lapislazzuli. Ne sono un esempio: un busto di Tadukheba, principessa dei Minanni del quattordicesimo sec. a.C.,realizzato in marmo di carrara, smeraldi e cristallo di rocca, una medusa a sette teste in malachite, col volto pietrificato cinto di serpenti velenosi; ed anche un Buddha in giada seduto in posa meditativa e molti altri ancora. Ma l’opera che più colpisce entrando nel cortile interno di Palazzo Grassi è Demon with Bowl ,una statua monumentale, senza testa, alta 18 metri, in resina dipinta, che è la copia “gigantesca” di un bronzo rinvenuto nel relitto,che non si sa quale divinità o demone rappresenti, anche se molto probabilmente questa figura aveva la funzione di guardiano davanti alla dimora di un’abitazione di una persona importante. In Treasures from the Wreck of the unbelievable Hirst Hirst ha dedicato grande passione, ed ha voluto esprimere il suo amore per l’arte ed al contempo il suo mistero inspiegabile, in quanto l’arte viene modificata dal tempo come i vascelli sono modificati dal mare. Nei suoi lavori sono presenti costanti come il trascorrere del tempo, la morte, la decomposizione, ed il tentativo di combatterle o fermarle attraverso l’arte. «L ’uomo non ha porti, il tempo non ha rive, scorre, e noi passiamo!», Alphonse de Lamartine , Il Lago, 1820. La mostra Treasures from the Wreck of the unbelievable nelle due sedi espositive della Pinault Foundation – Punta della Dogana e Palazzo Grassi, resterà aperta al pubblico sino 02 dicembre 2017.