Sotto il titolo di “Malinconia” sono radunate le opere dei Grandi Maestri della pittura classica ungherese (1878-1969) provenienti dalla collezione Antal–Lusztig esposte alla Galleria dell’Accademia d’Ungheria, Palazzo Falconieri, a Roma fino al prossimo 7 maggio.
Per l’apertura della mostra, erano presenti Dr. István Puskás, direttore dell’Accademia d’Ungheria a Roma, Dr. László Papp, sindaco di Debrecen, Gábor Gulyás, curatore della mostra e Péter Antal, proprietario della collezione Antal-Lusztig.
Si tratta della maggiore collezione privata ungherese d’arte figurativa, nella quale sono presenti dei capolavori dedicati alla tematica della malinconia e danno un quadro piuttosto completo di uno dei periodi forse più interessanti della pittura ungherese.
Sono esposte 41 opere di 22 pittori classici ungheresi che godono di altissima considerazione a livello mondiale, tra cui Margit Anna, Imre Ámos, Dezső Czigány, Béla Czóbel, István Dési Huber, István Farkas, Simon Hantai, Béla Kondor, Dezső Korniss, József Koszta, László Moholy-Nagy, Mihály Munkácsy, István Nagy, Judit Reigl, József Rippl-Rónai, György Román, János Tornyai, László Mednyányszky, József Nemes–Lampérth, István Szőnyi, Lajos Vajda, Erzsébet Vaszkó.
Nella cultura moderna ungherese, con particolare riguardo alla poesia e all’arte figurativa, la malinconia risulta essere uno degli argomenti più trattati. L’uomo malinconico nei confronti dei propri limiti e della fine inevitabile della vita umana, dispone di una straordinaria conoscenza, ciononostante effimera. Egli rimane indifferente a tutto, ai come e ai perché, tuttavia questo lascia trapelare l’ombra dell’onnipotenza divina, nonché il gesto faustiano della dissoluzione. Il soggetto malinconico perde inevitabilmente la testa, come affermò l’eminente storico dell’arte, Aby Warburg (1866-1929) riguardo alla famosa incisione in rame Malinconia (1514) di Dürer.