Al MUDEC-Museo delle Culture di Milano è ospitata, fino al 9 luglio, la mostra “Kandinskij. Il cavaliere errante”, a cura di Silvia Burini e Ada Masoero, che raduna 49 sue opere e 85 tra icone, stampe popolari ed esempi di arte decorativa. Le opere, alcune delle quali mai viste prima in Italia, provengono dai più importanti musei russi, come l’Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S. Puškin e il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca.
Le opere in mostra raccontano il “periodo del genio” dell’artista russo che porta alla svolta completa verso l’astrazione e tracciano il periodo della formazione dell’immaginario visivo dell’artista, profondamente radicato nella tradizione russa, e il suo percorso di svolta ormai già compiuta verso l’astrazione, dall’ultimo Ottocento fino al 1921, quando si trasferì in Germania per non fare più ritorno in madrepatria.
Il tema del viaggio scandisce l’esperienza biografica di Kandinskij e al contempo rappresenta il suo metodo di conoscenza rivolto verso le tradizioni popolari del proprio paese e dei luoghi da lui visitati.
Questa mostra cade nell’anno del centenario della Rivoluzione russa e a ridosso delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista.
Moscovita di nascita, Kandinskij ha nei propri geni legami con le due culture che lo affascineranno all’inizio della propria carriera, quella russa e quella tedesca. La nascita in una famiglia colta favorisce il suo precoce incontro con gli studi classici, la musica e il disegno e desta in lui una curiosità e un approccio scientifico alla realtà che lo porteranno negli anni dell’università ad interessarsi all’etnografia. Fondamentale per la sua carriera di pittore è il soggiorno del 1889 nel governatorato di Vologda, nel Nord della Russia, dove studia le credenze e il diritto penale dei komi, e il popolo degli ziriani, raccogliendo canzoni popolari. La magnificenza cromatica degli abiti e delle decorazioni delle case contadini – le isbe – lascerà un forte segno nella sua pittura.