di Luca Baldazzi
Fino al 25 marzo, alla Fabbrica Eos di Milano è esposta la personale di Manuel Felisi (Milano, 1976) dal titolo “Tempo immobile” che, curata da Alberto Mattia Martini, presenta tre installazioni che ruotano attorno alla tematica della memoria, quella personale e intima dell’artista e quella collettiva.
Il curatore, Alberto Maria Martini, afferma che: “[Quello di Felisi] è un tempo quasi metafisico, solo apparentemente statico, ma in continuo divenire, che parte dal passato, dal ricordo, per poi modificarsi e quindi evolversi nel presente”.
Per attuare questa reminiscenza, Felisi ha spesso fatto uso dell’acqua facendola scendere in forma di pioggia su oggetti per modificarne l’identità e proprio l’acqua è l’elemento principale della prima installazione “Una sola”, composta da una sola goccia che cade dal soffitto della galleria il cui suono sarà amplificato da un microfono e diffuso per tutto l’ambiente.
La seconda opera “Tana” consiste in un ambiente appositamente costruito per l’occasione, al quale si accede attraverso l’anta di un vecchio armadio. Al suo interno si trova una serie di abiti appesi che immediatamente richiamano al passato, alla storia particolare di chi ha indossato quegli indumenti, ovvero alla memoria collettiva che scaturisce dalla visione di questi vestiti e dalla percezione dell’assenza dei corpi che li hanno portati.
La terza installazione “Tempo immobile” propone un congelatore dalle pareti in vetro, al cui interno trovano posto vecchi abiti appartenuti a Felisi stesso e qui ibernati per il futuro. Con questo, l’artista si propone di bloccare il tempo, facendo in modo che i ricordi associati a essi non svaniscano, ma rimangano fissati per sempre.