di Luca Baldazzi
Alla galleria A plus A di Venezia è allestita la mostra personale di Kensuke Koike (Nagoya, Giappone, 1980) intitolata “To Wolf”, che presenta una serie di lavori inediti pensati per gli spazi della galleria
L’artista si è fatto conoscere nel panorama artistico italiano e internazionale per la sua tecnica certosina con cui pazientemente rielabora materiale fotografico e video in collage risultanti da un lento e preciso lavoro di interpretazione dell’immagine. In questo modo la realtà riprodotta da materiali preesistenti è ripensata dall’artista il quale introduce nel suo lavoro il mezzo dell’ironia per poter “pensare le cose al rovescio” permettendo allo spettatore di svelare sempre nuove sfaccettature della realtà.
Kensuke Koike stesso riassume la sua arte in questa frase: “Io non posso far nascere qualcosa dal nulla. Penso che nessuno possa riuscirci, senza partire dal dato reale. Tutto ciò che noi vediamo e di cui siamo circondati è il risultato di una combinazione. Insomma si tratta sempre di un collage.”
Attraverso il collage, l’artista ci restituisce dei frammenti di realtà, ideando un linguaggio che apre a numerose letture che richiedono da noi tempo e attenzione per poter essere decodificate e soprattutto rivelate. In una sorta di viaggio iniziatico l’approccio al suo lavoro necessita di una preparazione.
Le opere pensate per la A plus A sono introdotte da un’installazione in cui la dicotomica trasformazione della materia allude ai processi alchemici e si manifesta attraverso una sorta di “selva oscura”, una foresta di marmo pietrificato che introduce e soggioga lo spettatore in un percorso sensoriale, denso di trabocchetti visivi che allenano le capacità di una lettura molteplice delle cose. Segue una serie di nuovi collage e una installazione in cui ci si trova immersi nell’opera costruita con l’illusoria materialità delle immagini proiettate.
La mostra, aperta fino al 6 maggio, è accompagnata da un catalogo con un testo critico di Carlo Sala.