VIVA ARTE VIVA a Venezia la 57.Esposizione Internazionale d’Arte


Stampa

VIVA ARTE VIVA, Macel Baratta, Photo Andrea Avezzù, Courtesy La Biennale di Venezia

Il 13 maggio 2017 si aprirà al pubblico, nella storica sede dei Giardini della Biennale e all’Arsenale, la 57. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo VIVA ARTE VIVA, con la curatela della storica dell’arte francese  Christine Macel e con l’organizzazione della  Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta che ha dichiarato: « Siamo soliti definire La Biennale come luogo di ricerca. Siamo soliti ripetere che qualunque sia il tema o l’impostazione della Mostra, La Biennale si deve qualificare come luogo che ha come metodo, e quasi come ragion d’essere, il libero dialogo tra gli artisti e tra questi e il pubblico. Le Biennali degli ultimi anni hanno tutte confermato questo spirito.  Con la 57. Esposizione si introduce un ulteriore sviluppo; è come se quello che deve sempre essere il metodo principale del nostro lavoro, l’incontro e il dialogo, diventasse il tema stesso della Mostra. Perché questa Biennale è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all’esistenza stessa dell’arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza».

L’Esposizione d’Arte  di quest’anno registra  85  partecipazioni nazionali , oltre a 4 Paesi alla loro prima volta : Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria e Kazakistan;  mentre  il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni Culturali, sarà curato  da Cecilia Alemani. Come asserito da Christine Macel: « Quella di quest’anno è una Biennale ispirata all’umanesimo, un  umanesimo non focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell’uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda; semmai un umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana», si tratta di : «un umanesimo nel quale l’atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità», Paolo Baratta.

 Viva Arte Viva è una Biennale  dunque ispirata all’Umanesimo, ma non ad un Umanesimo in senso classico, al contrario ad un Umanesimo che celebra la capacità degli uomini di non soccombere all’esistenza. In questo Umanesimo l’opera d’arte diventa  quindi un atto di liberazione nei confronti del mondo,  e per  fare questo , la curatrice introduce  il concetto di viaggio, nel quale si incontrano gli artisti, avvicinandosi o allontanandosi gli uni dagli altri, in relazione ai loro impulsi e dunque, sempre secondo Macel:  «L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali. L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un’alternativa all’individualismo e all’indifferenza. ..[..].Viva Arte Viva è così un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’arte e per la figura dell’artista. Viva Arte Viva è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti». Questa Biennale Arte sarà un grande  trans-padiglione  che andrà al di fuori dei confini geografici portanto alla ribalta artisti sino ad oggi sconosciuti ,  e come spiega la curatrice: « artisti che dovevano essere portati al successo prima, ma che per colpa di vite troppo brevi o mancate occasioni sono stati dimenticati».

Press conference, Venice Photo Andrea Avezzù, Courtesy La Biennale di Venezia

La Mostra propone un percorso espositivo che si sviluppa intorno a 9 capitoli o famiglie di artisti, coi due primi universi  nel Padiglione Centrale e sette altri universi distribuiti tra l’Arsenale fino al Giardino delle Vergini. Ogni capitolo della mostra costituisce di per sé un padiglione o Trans-Padiglione, con nove episodi che propongono un racconto che riflette la complessità del mondo, partendo dal “Padiglione degli artisti e dei libri”-che è un po’ un prologo a tutti gli altri, sino al  “Padiglione del tempo e dell’infinito.  Il Padiglione degli Artisti e dei libri ” si incentra sul  vagabondaggio della mente, sul dualismo Otium e Negotium, sul racconto e la messa in scena delle abitudini di Franz West,  va alla riscoperta dell’artista  italiano Riccardo Guarnieri, dello statunitense Dawn Kasper che per 6 mesi lavorerà proprio in Biennale – grazie al trasferimento del suo atelier alternando azione e staticità, oltre al danese Olafur Eliasson, per citarne alcuni. L’esposizione prosegue  sviluppandosi secondo una linea organica, con una sequenza di padiglioni e ambienti che diventano una sorta di  viaggio che parte dall’interiorità  sino all’infinito.

“Il Padiglione delle gioie e delle paure” evoca invece  il rapporto del soggetto con la sua esistenza, emozioni e sentimenti. Tra gli artisti presenti: l’ungherese Tibor Hajas, il pittore siriano Marwan Tachel Rose. In questo padiglione sarà presente oltre alla “Tavola Aperta” degli incontri con gli artisti che saranno riscoperti in un primo tempo in streaming, anche la sezione “Pratiche d’artista” che sta a rappresentare un invito aperto ad ogni padiglione nazionale a trasmettere un video di tutti gli artisti presenti per dare a tutti la possibilità di “conoscerli” prima dell’apertura della mostra, oltre al progetto librario Je déballe ma bibliotequé”.  All’Arsenale il “Padiglione dello Spazio Comune” riunisce artisti che attraverso le loro opere si interrogano sul concetto del collettivo che va oltre l’individualismo ed interessi specifici, in un’epoca di inquietudine e di indifferenza. Tra i numerosi artisti possiamo citare :l’italiana Maria Lai – nuorese di Ulassai, scomparsa nel 2013;  Anna Halprin  danzatrice post-moderna statunitense di 96 anni –la più anziana artista presente in  Biennale, oltre al giovane colombiano Marco Avila Forero.  “Il Padiglione della terra”, che riunisce utopie, constatazioni e sogni attorno al pianeta ed al suo futuro, viene rappresentato, tra i vari artisti con:  il gruppo giapponese The Play  e coi disegni dello scultore ed incisore canadese Kananginak Phootogook scomparso nel 2010. Si passa poi al “Padiglione delle Tradizioni”, al “Padiglione degli sciamani”, al “padiglione dionisiaco”, al “Padiglione del colore” per giungere poi al “Padiglione del Tempo e dell’Infinito” che verte sul concetto di cosa né dell’approccio metafisico all’arte, sul tempo come flusso incessante di mutazioni e transitorietà che sfocia poi nella morte. Tra gli artisti, per menzionarne alcuni: la belga Edith Dekyndt, il russo Vadim Fishkin, e lo scultore giapponese noto anche per le sue installazioni Kishio Suga.

 Quella di quest’anno sarà una Biennale molto particolare e interessante, e come dichiarato dal Presidente Paolo Baratta:« Un aspetto rilevante della 57.Mostra è il fatto che da solo basterebbe a qualificarla al di là di ogni tema o narrazione: dei 120 artisti invitati, ben 103 non hanno mai partecipato prima alla Mostra del nostro curatore. Alcune sono scoperte, molte altre, almeno per la presente edizione, sono riscoperte. E’ questo un modo concreto di esprimere, con il coraggio delle scelte, la propria fiducia nel mondo dell’arte. [..] Con questa Biennale poi, l’incontro diretto con l’artista assume un ruolo strategico, tanto da costruire uno dei pilastri della Mostra, con un programma che per dimensione  e per impegno è senza precedenti. Attorno alla Mostra principale della curatrice, 85 padiglioni  dei paesi partecipanti daranno vita ancora una volta a quel pluralismo di voci che è tipico della Biennale di Venezia

 

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *