Da domani all’11 giugno, a Palazzo Martinengo di Brescia, sono esposti 100 capolavori dei maggiori esponenti del neoclassicismo, del romanticismo, della scapigliatura e del divisionismo da Canova a Hayez, da Fattori a Segantini, da Inganni a De Nittis, da Appiani fino a Boldini, per raccontare la straordinaria stagione artistica italiana del XIX secolo.
La mostra, intitolata “Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento”, è curata da Davide Dotti e organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo in collaborazione con la Provincia di Brescia. Con essa si intende raccontare la straordinaria stagione che l’Italia visse nel corso del XIX secolo, illustrando le correnti e i movimenti pittorici che vi fiorirono, rendendo il panorama creativo nazionale uno dei più dinamici a livello europeo.
Il percorso espositivo si apre con “Amore e Psiche”, capolavoro di Antonio Canova, che incarna i canoni dell’estetica neoclassica. Attorno alla scultura ruotano alcune delle tele più rappresentative di autori neoclassici, quale Andrea Appiani, pittore prediletto da Napoleone, capace di evocare la sublime grazia raffaellesca.
Segue, la sezione dedicata al romanticismo che vede come assoluto protagonista Francesco Hayez di cui è presentata l’opera “Maria Stuarda sale al patibolo”, capolavoro di tre metri per due. Accanto ad altre opere di Hayez sono esposti dipinti dei principali autori romantici quali il Piccio, la cui pittura anticipò gli esiti dei maestri della Scapigliatura alla quale è dedicata la terza sala, dove sono accolte le tele di Tranquillo Cremona.
Mentre a Milano si affermavano gli scapigliati, a Firenze, negli stessi anni, si faceva largo un gruppo di giovani e agguerriti artisti che, per reagire alla stanca pittura insegnata nelle accademie, diede vita al movimento dei macchiaioli capitanato da Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini, qui presenti con alcune delle loro opere più famose.
Proseguendo nel percorso, il visitatore viene prima sedotto dai dipinti a soggetto orientalista, e poi dalle toccanti scene di vita quotidiana immortalate da Induno, Ciardi, Favretto, Palizzi, Irolli, Milesi e dal bresciano Angelo Inganni, qui presente con diversi lavori tra cui due splendide vedute di Piazza della Loggia.
Aggiornati sulle novità dell’impressionismo francese i divisionisti elaborarono, invece, una innovativa tecnica pittorica caratterizzata da intrecci di brevi pennellate cariche di colore, che trova la massima espressione nelle tele cariche di significati simbolici di Segantini, Pellizza da Volpedo e Morbelli.
La mostra si chiude con la rievocazione del clima culturale parigino della Belle Époque, dove vissero e lavorarono maestri quali Zandomeneghi, De Nittis e Boldini. Di quest’ultimo, geniale anticipatore della modernità novecentesca, sono esposti i sensuali ritratti nei quali esaltò la bellezza femminile, svelandone l’anima più misteriosa.
La mostra è corredata dal Catalogo Silvana Editoriale.