Al MACRO di Via Nizza di Roma, dal 17 dicembre al 17 aprile 2017, è allestita una mostra delle opere di Anish Kapoor, il quale torna ad esporre in un museo italiano dopo dieci anni.
La mostra, curata da Mario Codognato, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio dell’Ambasciata Britannica di Roma, main sponsor BNL Gruppo BNP Paribas.
Contemporaneamente, ma inaugurata venti giorni fa, si svolge un’altra mostra dell’artista, fino al 26 marzo 2017, organizzata dalla Galleria Arte Continua, a Cuba con la sua prima personale. Kapoor è riconosciuto a livello mondiale come uno tra i più significativi artisti contemporanei. A caratterizzare i suoi lavori sono l’infinita capacità di reinvenzione del linguaggio artistico, nella sua dimensione monumentale come in quella più intima. Nel maggio del 2015 a L’Avana Anish Kapoor, nel contesto della XII Biennale e in collaborazione con Galleria Continua, aveva presentato l’installazione site-specific Wounds and absent objects, realizzata nel cinema Payret. A novembre, alla mostra Follia Continua! 25 años de Galleria Continua, una collaborazione fra Galleria Continua e il Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, aveva esposto l’opera Endless Column (1992). In questa occasione a Cuba l’artista esibisce quattro lavori che ridefiniscono e ampliano il concetto di scultura nell’arte.
Per Kapoor uno spazio negativo non genera un vuoto assoluto. Infatti l’artista dichiara: “Il vuoto non esiste proprio perché lo riempiamo costantemente con le nostre aspettative e paure. Le mie sculture chiamate oggetti vuoti contengono quindi una possibilità. Esse stimolano un pensiero filosofico, ma non rispondono a niente; presentano semplicemente una condizione. Tu devi fare il resto”. Alla base della sua ricerca Kapoor situa l’interesse per i non-oggetti e le forme autogenerate, l’uomo e la consapevolezza di sé, la mente e l’esperienza delle cose, e l’universalità di tempo e spazio.
Anish Kapoor nasce a Mumbai nel 1954. Negli anni ‘70 si trasferisce a Londra, dove tutt’oggi vive e lavora. Il percorso artistico di Kapoor si compone di due fasi complementari. Alla prima appartengono le opere dei primi anni ‘80: oggetti scultorei con forme tra l’astratto e il figurativo, completamente ricoperte di pigmento puro, il cui intenso colore nasconde l’origine del gesto e suggerisce l’idea di sconfinamento. Negli anni ‘90 invece mette a punto sculture di dimensioni monumentali che rappresentano la sua messa in scena del vuoto, reso tangibile da una cavità che si riempie o da una materia che si svuota.