Fino al 6 marzo prossimo, al Museo MADRE di Napoli è esposta la mostra dedicata a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009), inaugurata sabato scorso col titolo “Retrospettiva a luce solida” a cura di Laura Cherubini e Andrea Viliani.
La mostra, organizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri, si svolge in tre sezioni, in un percorso appositamente concepito per i singoli spazi del museo ed è composta da oltre cento fra opere, installazioni, azioni e documenti.
La prima sezione occupa tutto il terzo piano del museo e presenta le opere con cui l’artista esplora, in un’iniziale tangenza con le estetiche pop, la dimensione della comunicazione di massa, fino alla serie degli Schermi (anni Cinquanta-Settanta), che si integrano con i “tappeti-zerbini” e una pluralità di altre opere e materiali connessi alla ricerca sui significati e le dinamiche della proiezione, tra cui i principali lavori scultorei e installativi della fine degli anni Sessanta (Cinema a luce solida, 1968; Pila a luce solida, 1968; Colonne di luce, 1968; Luna, 1968). Il percorso culmina in una selezione delle opere con proiezioni, da quelle in 16mm degli anni Settanta su corpi ed oggetti (vari esemplari di Senza e Senza ideologia, la ricostruzione di Intellettuale-Pasolini), fino alle più recenti proiezioni su supporto digitale e di impianto ambientale.
La seconda sezione si trova al piano terra del museo nella sala Re_PUBBLICA MADRE e presso le tre sale del mezzanino; essa è costituita da opere, installazioni, azioni e documentazioni afferenti alla matrice performativa e teatrale della ricerca dell’artista, con una selezione delle più importanti azioni di Mauri, che verranno presentate periodicamente, durante l’arco della mostra, o attraverso materiali documentari e alcune essenziali componenti “sceniche”. Integrandosi in questo ambiente dinamico sono presentate anche alcune installazioni fondamentali, quali Manipolazione di Cultura (1971-1973, terminato nel 1976), l’opera-libro Linguaggio è guerra (1975), Oscuramento (1975), Il Muro Occidentale o del Pianto(1993), Teatrum Unicum Artium (2007). Spazio di indagine è inoltre dedicato alla prima opera teatrale di Mauri, monologo in due tempi e due scene intitolato L’isola (1960).
La terza sezione, collocata nella Sala delle Colonne al primo piano, è dedicata alla presentazione inedita dell’integrale corpus delle maquette architettoniche che ricostruiscono i percorsi espositivi delle principali mostre dell’artista.
Questa mostra condivide un periodo espositivo con un’altra retrospettiva dedicata a Fabio Mauri ed è quella in corso alla GAMeC, Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Bergamo, aperta fino al 15 gennaio prossimo.