Il nuovo vestito dello CSAC


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Ciao Roberta, 2007, cm. 175 x 200, olio acrilico e smalto su tela

Ciao Roberta, 2007, cm. 175 x 200, olio acrilico e smalto su tela

Correva l’anno 1968 quando Arturo Carlo Quintavalle, professore di Storia dell’Arte all’Università degli Studi di Parma, ebbe un’intuizione geniale che propose senza esitazione ad altri che come lui condividevano la sua stessa idea. Creare una raccolta di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica. Fu così che nacque il Centro Studi e Archivio della Comunicazione, per tutti subito lo CSAC. Quintavalle aveva capito fin dal principio la potenzialità, se vogliamo un po’ utopica, di costruire un luogo che custodisse tutto ciò che riguarda il progetto, cioè un “palazzo enciclopedico” dell’arte, dove non fosse solo il lavoro finito a essere ospitato, ma tutto ciò che lo riguardava e che aveva contribuito a realizzarlo.

All’inizio questo museo della contemporaneità era ospitato nella Pilotta, maestoso edificio voluto dai Farnese alla fine del XVI secolo e in parte sventrato dai bombardamenti della Seconda Guerra. Da qualche anno, dal 2007 per l’esattezza, lo CSAC ha trovato la sua sede presso l’Abbazia cistercense di San Martino dei Bocci o Valserena, che qualcuno reputa possa essere la famosa “Certosa di Parma” del romanzo di Stendhal il quale sicuramente a passeggiare ora tra i suoi corridoi incapperebbe nella sindrome che ha preso il suo nome dato che lì dentro sono conservati circa 12 milioni di pezzi, così suddivisi nelle sue cinque sezioni: Arte, oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni; Fotografia, oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini; Media, 7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione; Progetto, 1.500.000 disegni, 800 maquettes, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda; Spettacolo, 100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi. Numeri da capogiro insomma, felicità pura per chi vuole svolgere attività di ricerca. Senza contare le mostre, tutte contraddistinte da un puntiglio scientifico che ha pochi eguali. Da lì sono passati tutti i principali artisti contemporanei, che a citarli tutti verrebbe fuori un elenco lunghissimo.

Nel corso degli anni lo CSAC ha sempre più affinato il compito che si era dato fin dagli inizi, cioè raccogliere, conservare, catalogare e promuovere il patrimonio culturale. Svolge anche un’attività di consulenza scientifica, di supporto alla didattica e di ricerca. Questo grazie all’attenta direzione scientifica di Francesca Zanella, supportata da un valido e preparato staff. Lo stesso che ha pensato al nuovo percorso espositivo e a una nuova guida (edita da All Around Art) che contiene la storia dell’Abbazia e introduce alle diverse sezioni. Il primo volume della guida sarà caratterizzato da una parte speciale dedicata al progetto di allestimento della serie di dipinti “Ciao Roberta” di Concetto Pozzati e sarà arricchito da un contenuto multimediale accessibile in streaming tramite QR Code. Si tratta della prosecuzione ideale della sua mostra con cui venne inaugurato lo CSAC nel 1968, che troverà collocazione nella Sala delle Colonne con una selezione di disegni dagli anni ’50 al 2000.

A fare compagnia a Pozzati Ignazio Gardella, Luigi Vietti, Roberto Menghi, Enzo Mari, le Sorelle Fontana, Nino Migliori, Mario Giacomelli, Gualberto Davolio Marani e altri ancora. A loro si aggiungeranno le opere di Mario Cresci e Pino Pinelli, donate di recente all’archivio ed esposte durante la mostra “Fuoco Nero”. Perché è nel destino dello CSAC crescere di continuo, non essere mai uguale a sé stesso. Se lo facesse, cesserebbe di esistere, ma finché ci sarà l’arte questo non avverrà. E l’arte è difficile che smetta di camminare.

Per info: http://www.csacparma.it

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