È con una importante mostra collettiva che domani, 19 novembre, vengono inaugurati i nuovi spazi espositivi della Casa d’Arte Viadeimercati in via Morosone 3 a Vercelli.
Sotto il titolo “# 900 DeFigurazione” sono radunate opere di alcuni tra i più significativi Maestri dell’Arte moderna e contemporanea, da Modigliani a De Chirico, da Balla a Campigli, da Afro a Fontana e ancora Scanavino, Mastroianni, Tozzi, Carrà fino al Gruppo Forma 1, solo per citarne alcuni.
La mostra, curata dagli stessi galleristi, Paola Bertolazzi e Claudio Balocco e gode dei patrocini del Comune di Vercelli e dell’I.N.A.C., Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, mentre il testo critico è di Luisa Facelli, che da anni segue l’attività della Galleria, la quale scrive, tra l’altro:
“Non tanto linguisticamente, per quanto riguarda almeno il primo vocabolo, perché alla sua modernità, senza dubbio pratica e di utilità indubbia, ormai siamo abituati. Invece, terminologicamente ben più sottile e da interpretare, forse, il “sottotitolo”, sventagliata allusiva, orientata verso l’interno delle realtà artistiche del Novecento, fino agli anni ’50.
A dire che non proprio tutti i conti sono ancora stati fatti?
A insinuare se sia ancora legittimo interrogarsi sul destino della figurazione? A districarsi nel ginepraio di antiche militanze e diatribe sanguinose, oggi osservate con curiosità disincantata?
Evviva. Deve passare del tempo per vederci chiaro: già, la Storia, la giusta distanza. Appunto.
Alcuni interrogativi (e alcune possibili risposte) erano stati prospettati criticamente nel 2011, nel testo di presentazione della collettiva dedicata ai Maestri della Biennale, organizzata dalla Casa d’Arte nella sede di Via dei Mercati. Si rilevava che all’ombra frondosa e scomoda dei molti “padri nobili” era cresciuta l’incubazione di quei fermenti che avrebbero mutato del tutto la staticità del panorama artistico italiano del secondo dopoguerra.
Sembra che frammenti di un filo labirintico, che proprio di là si diparte, serpeggiando e velandosi, ricompaiano, ineludibili. Nell’odierna collettiva si raccoglie qualche tratto di questo filo, cosicché si possono ammirare artisti che nella mostra precedente erano assenti, incardinandosi essa sul perno della partecipazione alla Biennale.
Artisti così importanti di cui non si può fare a meno e che ognuno sarà in grado di riconoscere, osservandone le opere.
Come dire? Si chiude un cerchio (non l’indagine): la perlustrazione intorno al primo Novecento, nella presente campionatura, consegna il testimone alla compagine nutrita di coloro che, alle soglie degli anni Cinquanta, come dicevo, avrebbero imboccato altre strade.
Piace che l’omaggio agli uni e agli altri, i cosiddetti “rivoluzionari” dell’Informale, insomma, sia qui unico. Giacché anche questi ultimi ormai sono da osservare con la lente d’ingrandimento della Storia.
Amen. …”