Nello Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia fino al 13 novembre è allestita la mostra personale “Ugo Molgani. In Between”, curata da Ivan Quaroni, che presenta una ventina di opere di varie dimensioni, tra acrilici e oli su tela, datate dal 2010 al 2016.
La ricerca artistica di Ugo Molgani (Chiavari, 1958) si definisce alla fine degli anni Ottanta, in un clima culturale dominato dal Neoespressionismo e dalla Transavanguardia, oltre che dal gusto postmoderno per la citazione e il pastiche stilistico. In un tale contesto, il giovane Molgani elabora un linguaggio che combina l’interesse per la figura con la fascinazione per gli alfabeti astratti e i motivi esornativi. Lo dimostrano soprattutto i lavori della serie Entre recuerdos y esperanzas (1989), dove suadenti nudi femminili si affiancano e si sovrappongono a riquadri testurizzati, che richiamano il gusto per l’ornamento di Matisse e dei Nabis.
Alla fine degli anni Novanta, l’artista abbandona la figura umana, mentre trame e oggetti segnano il passaggio verso un linguaggio sempre più rarefatto, dove il colore tende a prevalere sul segno e sul disegno, come nella serie intitolata Ascensione (2005-2008).
Nella seconda decade del nuovo millennio, le Ascensioni cedono il posto a immagini ancora più volatili, a costellazioni astratte, dove il vero protagonista diventa il colore.
Così precisa Quaroni: “Basta uno sguardo alle tele più recenti, quelle “senza titolo” dipinte tra il 2015 e il 2016 per accorgersi che è ormai la pittura stessa, organizzata in magmatiche e scivolanti masse di colore, il vero oggetto della ricerca di Molgani. Una pittura scomposta, pulsante, inaspettatamente lirica E, tuttavia, è anche la conseguenza di una lunga elaborazione, di un lento processo di affinamento che affonda le radici nel nomadismo stilistico degli anni Ottanta e che, paradossalmente, si dimostra, oggi più che mai, capace di comprendere le forme ibride e aleatorie della pittura contemporanea”.