Alla Galleria Milano di Milano, si apre oggi, e rimarrà aperta fino a gennaio 2017, una mostra dedicata a Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995), realizzata in collaborazione con Paola De Angelis e la Galleria Il Ponte di Firenze.
Vengono qui esposti due cicli di opere: i Tranquillanti, del 1961, e le Superfici lunari, realizzate nel 1964 e esposte due anni dopo alla Biennale di Venezia.
Le composizioni con Tranquillanti quando nel 1961 fanno la loro prima apparizione alla Galleria Il Canale di Venezia destano scalpore. Si tratta di pittura e collage di pastiglie di tranquillanti su tela. I medicinali creano un elemento di interpunzione spaziale che pare una galassia, un luogo onirico riportato però alla sua verità dall’inclusione di oggetti d’uso quotidiano. Si racconta che quando gli si chiese come mai avesse scelto di realizzare una serie di quadri con gli psicofarmaci, Turcato rispose limpido: “dato che tutti li usano, ho pensato di farne un quadro”.
Le Superfici lunari, presentate nel 1966 alla Biennale, affermano definitivamente l’originalità artistica dell’autore. Pittura ad olio e tecnica mista sono stesi su una superficie di gommapiuma, scelta audace che l’artista giustificò così: “uso la gomma perché il suo crostone scabroso è pieno di avvenimenti nuovi e di meraviglia. Del resto altre volte ho usato il catrame e altre materie, nonché i tranquillanti. La mia ricerca stilistica è orientata verso un nuovo colore, partendo dal principio che il marrone e l’amaranto sono due colori al di fuori dello spettro” (G. Turcato, Sulle “Superfici lunari”, in G. De Marchis, Turcato, Prearo, Milano 1971).
Quello di Turcato è un lavoro per puro colore, che la luce fa brillare nella sua umile, affascinante realtà. La superficie diventa così luogo di costellazioni e immaginarie mappature astronomiche che ci ricordano che la bellezza risiede negli oggetti quotidiani e nella semplice materia, seppur scabra e testimone degli individuali tormenti.
In occasione della mostra la Galleria Milano e la Galleria Il Ponte pubblicano un catalogo con testo introduttivo di Walter Guadagnini.