Nuova apertura per il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci


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“Sensing the waves”, Nuova ala progettata da Maurice Nio, Foto Ivan D’Alì

“Sensing the waves”, Nuova ala progettata da Maurice Nio, Foto Ivan D’Alì

Riapre il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, dopo il completamento dell’avveniristico ampliamento a forma di navicella spaziale realizzato dall’architetto indonesiano Maurice Nio. Il Centro Pecci sarà l’unico museo pubblico in Italia ad aprire nel decennio 2010-2020, diventando parte di un network internazionale di riaperture che include istituzioni culturali di livello internazionale, come la nuova ala del Tate Modern di Londra di Herzog & de Meuron o la nuova sede del Whitney Museum disegnata da Renzo Piano.

Per questa stessa occasione viene anche inaugurata la mostra “La fine del mondo”, a cura del Direttore Fabio Cavallucci con la collaborazione, oltre che del team interno, di un nutrito gruppo di advisor internazionali composto da Antonia Alampi, Luca Barni, Myriam Ben Salah, Marco Brizzi, Lorenzo Bruni, Jota Castro, Wlodek Goldkorn, Katia Krupennikova, Morad Montazami, Giulia Poli, Luisa Santacesaria, Monika Szewczyk e Pier Luigi Tazzi.

Sono oltre 50 le opere di artisti internazionali disposte con un allestimento che si estende sull’intera superficie espositiva del museo di oltre 3000 metri quadrati. Questa mostra si configura come una specie di esercizio della distanza, che spinge a vedere il nostro presente da lontano.

Ad accogliere il pubblico è la nuova ala realizzata da Maurice Nio dove vi è un’installazione dell’artista svizzero Thomas Hirschhorn: un Break Through, uno sfondamento da cui cadono i cascami di un’altra dimensione. La fine del mondo si colloca all’interno di questo limbo e attraverso lavori di natura diversa, spesso da attraversare, da esperire fisicamente, in una scansione di spazi e di suoni che si succedono, trascinando in un movimento continuo, ineluttabile, una specie di loop, di eterno ritorno che ritmicamente ci allontana e ci riavvicina al presente, proponendoci nuove chiavi di lettura.

Il percorso comprende interventi di artisti ormai affermati internazionalmente, dal nativo americano Jimmie Durham al cubano Carlos Garaicoa ai cinesi Qiu Zhijie e Cai Guo-Qiang,
fino a opere di artisti più giovani come il brasiliano Henrique Oliveira o lo svizzero Julian Charrière con un lavoro realizzato a quattro mani insieme al tedesco Julius Von Bismarck. Non mancheranno poi lavori ormai appartenenti alla storia dell’arte, come quelli di Marcel Duchamp, di Pablo Picasso o di Umberto Boccioni. Ma numerosissimi saranno anche gli artisti giovani

e ancora poco conosciuti, molti dei quali provenienti dalle aree geografiche in cui sono presenti forti contrasti e conflitti, come l’Europa dell’Est, il Nord Africa, il Medio Oriente, il Sud America.

Lungo il percorso espositivo tutte le espressioni e i linguaggi artistici saranno interconnessi: la musica, il teatro, il cinema, l’architettura e la danza non rappresenteranno solo eventi collaterali, ma si snoderanno come momenti integranti della mostra, contribuendo a costruire una narrazione immersiva e coinvolgente. Gli artisti, sono così accompagnati da personalità di altro genere, eclettiche e visionarie, che arricchiscono il racconto con il loro contributo: dalla celebre cantante Bjork all’architetto Didier Fiuza Faustino, al drammaturgo e attore Pippo Delbono, fino al musicista elettronico Joakim.

Un catalogo bilingue, italiano e inglese, accompagna la mostra e raccoglie più di 300 immagini a colori che illustrano testi monografici e approfondimenti sugli artisti presenti in mostra e una raccolta di saggi e testi critici inediti, commissionati per l’occasione.

Una fitta serie di conferenze e di dibattiti completano la mostra e svilupperanno i vari temi della stessa, anche di carattere scientifico, filosofico, letterario: dalle teorie recentissime della fisica alla preistoria, dalla fantascienza all’ecologia e alla sostenibilità. Il Centro Pecci sta infatti sviluppando una serie di collaborazioni con istituzioni educative e scientifiche che vanno dalla Scuola Normale Superiore di Pisa al Museo del Planetario di Prato, dal Museo della Preistoria alla Biblioteca Nazionale di Firenze, che garantiranno il loro supporto ed expertise.

Proprio questi luoghi della cultura ospiteranno ciascuno un’opera della collezione del Centro Pecci in sintonia con la mostra, con una serie di inaugurazioni successive, a partire da settembre, che segneranno da una parte le collaborazioni stipulate, dall’altra le progressive tappe di avvicinamento alla riapertura del Centro Pecci.

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