Origine. La lezione dei tempi


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di Ivan Fassio

 

Dal 7 al 21 ottobre, nella Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo di Torino, Amalia de Bernardis e Ivan Fassio curano la mostra collettiva “Origine. La lezione dei tempi”, patrocinata dalla Città di Torino.

Gli artisti partecipanti sono: Sandra Baruzzi, Vadis Bertaglia, Vanessa Depetris, Ezio Gribaudo, Andrea Massarelli, Ester Pairona, Carla Sanguineti, Lino Stefani, Francesca Vignale.

 

Un passo

E non ci sono.

Un nesso

Che s’intuisce

Nell’assenza:

Ciò che dura

Aderisce ai sensi,

Al mistero del soggetto,

Per cui la memoria

È già presente:

Sempre.

Un niente

E sono qui,

Nell’amplesso

Che mi accende.

C’è un tempo che chiama, che accoglie o che attende, come se fosse una stanza, una scena, un paesaggio. Ha dentro tutte le cose per ogni momento. Da lì, ognuno attinge i vocaboli d’oggi: siano essi soggetti, ritmi, segni, concetti. Ecco l’origine: il fulcro la leva, è ciò che manca da sempre al presente, che dona la forma all’eterna sostanza.

 

Ezio Gribaudo, Logogrifo, 1980, tecnica mista

Ezio Gribaudo, Logogrifo, 1980, tecnica mista

In quali punti del linguaggio i classici schemi dell’evoluzione della civiltà, universalmente riconosciuti nel mondo occidentale, non reggono e saltano?

Dove e quando i codici di comportamento e i sistemi simbolici, attraverso la nostra analisi della percezione e l’interpretazione che l’uomo dà del proprio ambiente, possono rappresentare delle nicchie in cui sono rifugiati antichi atteggiamenti che hanno resistito all’usura del tempo?

Il trasferimento in organi artificiali dei mezzi dell’intelligenza e della memoria collettiva ha invaso, in modo sempre più massiccio, il territorio del singolo individuo, privandolo delle particolari e caratterizzanti dinamiche espressive e inibendo le proprie capacità aggregative.

Collocare memoria e parola fuori dall’insieme organico delle strutture sensibili dell’apprendimento e del progresso umani è l’atto radicale di una progressiva perdita della coscienza del proprio corpo. Tale regressione ha pesanti conseguenze di carattere relazionale e sociale: siamo immersi in un’epoca di continue trasposizioni, in cui prendono vita nuove e improbabili discipline compensatorie dei periodi di produttività sedentaria, comunicazione impersonale, scambio interessato.

L’arte – in quanto filtro delle discipline antropiche, specchio del contemporaneo e ricerca dell’universale – può rappresentare il fulcro di un rinnovamento metodologico.

Prendendo parte ad un processo di analisi del corpo sociale come prolungamento ed estensione nel corso del tempo del corpo anatomico, l’arte è strumento privilegiato per rivalutare la stessa nozione di natura come produzione perenne di linguaggio: artificialità ed eccezionalità.

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