Treviso. Viaggio Dantesco


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Sono quattro gli artisti che, con le loro opere, compongono la mostra al Museo Bailo di Treviso, fino al 27 marzo 2022: Alberto Martini, Tono Zancanaro, Romano Abate, Go Nagai.
Assessorato alla Cultura e Civici Musei di Treviso offrono un originale Omaggio a due delle maggiori Personalità italiane di ogni tempo: Dante e Antonio Canova. In concomitanza, naturalmente, con le Celebrazioni Nazionali del Sommo Poeta e del grande Maestro di Possagno.
Il sindaco, Mario Conte, e l’Assessore Lavinia Colonna Preti, con i curatori scoprono altri dettagli del primo appuntamento, quello dantesco, e in particolare della prima sezione della mostra.
Nel “Viaggio” al Bailo, a ciascuna delle tre Cantiche della Divina Commedia è dedicata una sala. Il progetto scientifico di Paola Bonifacio, Maria E. Gerhardinger e Monia Bottaro, insieme a Fabrizio Malachin, si è avvalso della disponibilità di importanti prestatori pubblici e coinvolge diverse istituzioni e servizi, mentre un nutrito gruppo di collaboratori scientifici ha offerto nel catalogo approfondimenti inediti e non scontati sui temi della mostra.
Nell’Inferno, le raffinatissime e lunari illustrazioni di Alberto Martini si confrontano con il segno ampio e denso della chine di Tono Zancanaro. A fare da ponte tra le due opposte visioni è il giapponese Go Nagai, con una selezione di lavori dalla sua sorprendente Divina Commedia, figlia di un Oriente moderno e animato, abbeveratosi alle fonti romantiche dell’Ottocento europeo.

Go Nagai, Illustrazione Divina Commedia, Credits Go Nagai

La scultura infernale di Romano Abate irrompe nella Cantica opponendo alle levità dei segni grafici, la fisicità di una materia primordiale, consunta tanto da divenire levigata: Lucifero, monco ed eruttante anime, angelo ribelle per eccellenza fatto di legno, buio e mistero, giace così conficcato a terra con le ali spezzate.
Il Purgatorio di Abate è quasi un monolito, istoriato da scabri sentieri, cicatrici variamente tracciate a suggerire cammini ciclici ed estenuanti, qua e là punteggiati da una rada e sofferta vegetazione. Chissà se su quella montagna potranno transitare le anime illustrate dai mobili fili di inchiostro dello sgargiante Purgatorio di Tono Zancanaro: è una dimensione vagamente eterea, la loro, ingentilita da piante rigogliose che tutto avvincono, trasformando. Anche Alberto Martini nel suo Purgatorio alterna al buio della china, che puntualmente tutto contiene, il fondo chiaro sul quale il segno perfetto è ora inteso a sottolineare atmosfere sempre più distaccate e rarefatte.
Nel Paradiso la Vergine di Abate è una scultura ieratica, evocativa di una misteriosa e medievale memoria ma anche una donna del nostro tempo. Intorno, azzurri e bianchi delicatissimi caratterizzano i guazzi paradisiaci di Tono Zancanaro, la cui fiducia nella natura umana si mostra in tutta la sua evidenza. Martini risponde con le sue oniriche e luminose geometrie celesti, virate sempre più verso la sola luce, vera protagonista di una lettura progressivamente sempre più astraente e simbolica del paradiso dantesco.

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