Gaetano Pesce. In ricordo di un amico


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Al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova e in alcuni siti della città, fino al 9 gennaio 2022 è in corso una mostra diffusa di grandi sculture di Gaetano Pesce (La Spezia, 1939). I luoghi dove sono collocate, all’esterno di Villa Croce, sono: Piazza Fontane Marose, Piazza Matteotti, Piazza De Ferrari. 

Allestita dal Comune di Genova in collaborazione con lo Studio Pesce di New York, la mostra è dedicata dallo stesso artista alla figura di Germano Celant, personaggio dell’arte contemporanea e della cultura recentemente scomparso. 

Artista, architetto scultore e designer, spezzino di nascita ma ormai stabilmente a New York, dove vive dal 1980, Pesce si è sempre contraddistinto come autore eccentrico ed ecclettico, espressione dell’ala più innovativa e radicale dell’Italian Design degli anni ’60. 

Principale motore dell’artista è la continua sperimentazione che investe sia le forme, con i suoi oggetti, decisamente materici, che assumono aspetti bizzarri e imprevedibili, sia i materiali, spesso morbidi, leggeri e trasformabili al tatto, perché sono vivi e in movimento, come le resine, il poliuretano, l’elastome e il silicone. 

Le opere che ne nascono sono pezzi unici, con una propria individualità che li distingue l’uno dall’altro perché, secondo Pesce “La democrazia deve garantire e proteggere la diversità, non l’uguaglianza”.

La variazione e la pluridisciplinarietà sono gli elementi fondamentali del suo modo di procedere e del suo fare arte, un’arte che vuole essere “attiva” per portare un cambio positivo nella società contemporanea. 

La mostra intreccia sui i due piani della villa lavori storici e rivisitati, come l’iconica poltrona Up5&6 che si impone nello spazio che accoglie i visitatori al piano terra, con le sue forme antropomorfe ingigantite da dea della fertilità che, nello stesso tempo, denunciano la condizione della donna, ancora oggi vittima di violenze, o Moloch del 1972, una versione macro della celebre lampada da tavolo L1, nata nel 1937 grazie al designer Jacob Jacobsen, con i lavori più recenti come le Pelli (Industrial Skin) in resina sottile come uno strato di epidermide, appesi al soffitto della grande stanza decorata al primo piano, i Vasi, che sembrano sciogliersi come cera colorata fusa, i tavoli e le sedie, alcune come la serie Pratt chair iniziate già negli anni ‘80 e le lampade, il Pulcinella e la Donna applique di papier maché ricoperto di resina poliuretanica.

Il progetto non si conclude negli spazi chiusi del museo ma esplode all’esterno, con tre sculture fuori scala che punteggiano il centro della città: si parte da piazza Fontane Marose con la Maestà tradita per giungere a Piazza De Ferrari dove si impone la Up di stracci gigante a cui fa eco la Sedia Portaritratti in piazza Matteotti. Il percorso si conclude nuovamente a Villa Croce dove domina una scultura totalmente inedita, La Crocefissione della manualità, realizzata da Pesce nel 2020, durante il periodo del lockdown ed esposta per la prima volta in occasione della mostra di Genova. 

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