Gabriele Basilico. Territori intermedi


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Le fotografie di Gabriele Basilico sono esposte al Museo Civico Castello Ursino di Catania, fino al 6 gennaio 2022, nella mostra “Territori intermedi”, a cura di Filippo Maggia, promossa e realizzata da Fondazione OELLE Mediterraneo antico in collaborazione con l’Archivio Gabriele Basilico.
La mostra nasce come riflessione su un’importante, fondamentale, parte del lavoro di Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) sino a oggi rimasta in ombra. Si tratta di fotografie realizzate in parte come studi o infine “sacrificate” per esigenze precise derivanti dalla committenza. Le oltre 120 immagini pubblicate nel catalogo dell’esposizione, di cui oltre 60 proposte in mostra, sono quasi tutte inedite, eppure scelte e selezionate da Basilico stesso. Mai pubblicate né presentate in esposizioni personali o collettive, salvo rari casi, furono eseguite dalla metà degli anni Ottanta sino al primo decennio Duemila, coprendo così gran parte della carriera del fotografo milanese.

Gabriele Basilico, Territori intermedi, Castello Ursino, Museo civico, Catania


Le opere, appositamente stampate per l’esposizione al Castello Ursino di Catania dall’Archivio Gabriele Basilico, sono in due formati: 52 in formato 50×60 cm e 10 in formato 100×130 cm. Filippo Maggia, curatore dell’esposizione, precisa: “La mostra al Museo Civico “Castello Ursino” è un’anteprima assoluta: la selezione delle fotografie che ho fatto rivela un approccio sino a oggi poco indagato all’interno della ricca produzione artistica lasciata da Basilico. I “territori intermedi” sono spazi fisici tangibili con lo sguardo, ma anche spazi mentali, indotti nell’osservatore dai vuoti, dalle assenze determinate da pause e silenzi nella costruzione visuale dell’immagine.
Lo spessore della luce e la scelta prospettica adottati da Basilico contribuiscono a determinare l’equilibrio formale fra i volumi inducendo a una nuova lettura dell’immagine, attraverso quell’atto di sospensione e contemplazione molte volte sottolineato dallo stesso fotografo come indispensabile nell’osservazione del paesaggio, di qualunque natura esso sia e si presenti”.
Nel 1984 Gabriele Basilico riceve l’incarico di partecipare alla Mission Photographique de la DATAR, una grande committenza pubblica voluta dal governo francese per registrare le mutazioni del paesaggio in atto nel Paese transalpino, un progetto che vide coinvolti 28 fotografi internazionali tra il 1984 e il 1988.
Il 1984 è anche l’anno di “Viaggio in Italia”, mostra e libro nei quali Luigi Ghirri, con Gianni Leone e Enzo Velati, radunano le differenti esperienze dei fotografi italiani, e di alcuni ospiti stranieri, sul paesaggio del Bel Paese, per la prima volta organizzati per provare a esprimere un ragionamento complessivo, un tentativo, forse un embrione di una tendenza mai veramente espressa come movimento.
La partecipazione alla Mission Photographique de la DATAR è pure l’occasione per Basilico di avviare un suo progetto personale che diventerà in pochi anni un libro, e poi mostra: “Bord de Mer”. Osservando e analizzando il paesaggio, Basilico inizia a indagare con sempre maggior insistenza il rapporto fra le opere dell’uomo e lo spazio, quello spazio che occupa piani visivi all’interno dell’immagine sino ad allora poco o quasi mai considerato. Il primo piano, ad esempio, diviene così la pavimentazione stradale o la spiaggia, spesso restituite fotograficamente grazie a una nuova interpretazione della luce, diretta e indiretta, e della natura, dei cieli e degli spazi aperti, ora campiture non più definite all’interno della lastra fotografica.
La mostra è accompagnata da un ricco volume contenente tutte le opere in mostra edito da Skira e, per l’edizione francese, da Xavier Barral, con testi critici di Filippo Maggia e Luca Molinari.

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