Hans Hartung. Polittici


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Hans Hartung, T1962-L21, T1962-L22, T1962-L23, 1962, vinilico su tela, 180 x 210 cm, Collezione Fondazione Hartung-Bergman

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, dal 24 settembre prossimo al 7 gennaio 2018, è esposta una mostra che celebra Hans Hartung (Lipsia, 1904 – Antibes, 1989), curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e organizzata in collaborazione con la Fondation Hartung-Bergman di Antibes, nella quale sono presentati 40 lavori su carta e 16 dipinti di grandi dimensioni, realizzati tra 1961 e 1988 (sei dei quali mai esposti prima) e a Perugia mostrati per la prima volta tutti assieme come serie.

La collezione della Galleria Nazionale dell’Umbria, ricchissima di tavole dal XIII al XVI secolo di autori come Duccio, Gentile da Fabriano, Beato Angelico, Piero della Francesca, Perugino, molte delle quali composte in origine nella forma del polittico (anche se oggi non sempre pervenute nella loro integrità) ha costituito lo spunto per la riscoperta di queste opere di Hartung come nucleo omogeneo: al pari di quelli antichi i suoi ‘polittici’ si articolano in elementi distinti, fissati in sequenza, sebbene senza alcuna gerarchia fra le immagini ma solo in scansione ordinata nello spazio.

La serie dei polyptiques – spesso così identificati dallo stesso Hartung sul retro delle opere, nonostante non si tratti di titoli veri e propri – nasce agli inizi degli anni Sessanta, quando l’artista prende a dipingere direttamente sulla tela senza prima concepire l’opera su carta, sperimenta nuove tecniche, dilata i formati, giungendo nell’ultimo periodo, costretto sulla sedia a rotelle, a realizzare i propri dipinti con l’aerografo.

L’iniziativa si propone anche di ripercorrere lo stretto legame di Hartung con l’Italia, risalente già alla prima metà del secolo quando in occasione del viaggio del 1926, oltre a visitare città simbolo come Venezia e Firenze, si lasciò affascinare dai paesaggi siciliani, in particolare dallo spettacolo naturale dell’Etna e dai templi della Magna Grecia.

Ma è soprattutto con Venezia che Hartung intrattenne un rapporto particolare, in virtù delle numerose partecipazioni alla Biennale, dal 1948 al 1984: qui ricevette nel 1960 il Leone d’oro e tornò nel 1984 a testimoniare una diversa fase creativa, con una selezione di nuove tele di grandi dimensioni, caratterizzate dagli sfondi realizzati con l’aerografo sui quali interviene con gesti ampi e decisi attraverso l’utilizzo di strumenti disparati come una scopa di rami di ginestra intinta nella vernice nera.

Il catalogo, edito da Magonza editore, contiene testi di Marco Pierini, di Thomas Schlesser, presidente della Fondation Hartung-Bergman, di Marco Vallora e di Elsa Hougue, curatrice della Fondation Hartung-Bergman.

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