Giorgione ponte tra Venezia e Roma


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Giorgio da Castelfranco detto Giorgione (Castelfranco Veneto, 1477 c. – Venezia, 1510) Due amici 1502 c. Olio su tela, cm 77 x 66,5 Roma, Museo di Palazzo Venezia

Verrà inaugurata sabato 24 giugno al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia a Roma “Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma”, la prima parte della mostra, curata da Enrico Maria Del Pozzolo, che gravita attorno al capolavoro del maestro di Castelfranco “Due amici”. La seconda parte del percorso espositivo prosegue poi negli Appartamenti papali di Castel Sant’Angelo, laddove i visitatori avranno la possibilità di ammirare le opere di grandi artisti del Cinquecento quali Tiziano, Tintoretto, Romanino, Moretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci e Bernardino Licinio.

Protagonista assoluto è l’olio su tela che Giorgione dipinse all’inizio del XVI secolo (la data di esecuzione oscilla tra il 1502 e il 1503). Pur essendo meno nota rispetto a opere come “La tempesta”, “I tre filosofi”, “La vecchia” e la “Pala di Castelfranco”, “Due amici”, ormai di attribuzione pressoché certa (fu Longhi il primo a proporne la paternità), rappresenta un punto di svolta della ritrattistica italiana di quel periodo. L’autore intende sottolineare lo stato d’animo particolare dei due giovani, raffigurati quali emblemi del patriziato lagunare che reca già con sé un principio di decadenza, bene esemplificato dalla mollezza della posizione assunta dal personaggio in primo piano che tiene in mano un tipo di arancia selvatica associata a Venere e simboleggiante il tipico carattere malinconico della persona innamorata. La figura sulla sfondo invece è possibile sia collegata alla “Compagnia degli Amici”, un circolo letterario formatosi a Venezia dopo la pubblicazione degli “Asolani” di Pietro Bembo.

Come è possibile che un dipinto di Giorgione sia finito proprio a Roma? Sappiamo che nel Seicento “Due amici” si trovava già nella collezione capitolina del cardinale Ludovisi, dove peraltro era già identificata come opera giorgionesca. Ciò testimonia l’ampiezza dei rapporti tra Venezia e l’Urbe. Rapporti che ebbero il loro palcoscenico privilegiato proprio a Palazzo di Venezia, costruito tra il 1455 e il 1467 dal cardinale veneziano Pietro Barbo (il futuro Paolo II). Tale indizio porta a pensare che il committente del quadro sia stato un altro cardinale, Domenico Grimani, assieme al Barbo protagonista della scena politica e culturale dell’epoca, la cui famiglia era proprietaria della dimora veneziana a Santa Maria Formosa nel sestiere di Castello a Venezia, edificio che risente in maniera evidente dell’influenza romana.

“Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma” resterà aperta fino al 17 settembre nelle sedi del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia e del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Orari: da martedì alla domenica dalle 8.30 alle 19.30 (chiuso il lunedì) per quanto riguarda Palazzo di Venezia; tutti i giorni dalle 9 alle 19.30 a Castel Sant’Angelo. Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese.

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