Carlo Levi. Il Giardino perduto


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Alla Fondazione Carlo Levi di Roma, fino al 30 maggio è allestita la mostra “Il Giardino perduto di Carlo Levi”, a cura di Daniela Fonti e Antonella Lavorgna, con una presentazione di Luca Beltrami e il supporto scientifico di Anna Parlani.

Carlo Levi, Paesaggio di Alassio, 1942


La mostra conduce lo spettatore lungo un itinerario di 14 tele, molte delle quali inedite, che si snoda cronologicamente dagli anni Venti fino alle estreme stagioni della pittura (anni Settanta), all’interno di un luogo metaforico nel quale l’artista letterato traspone la sua visione del mondo: dall’Eden incantato e luminoso degli anni Venti all’intrico materico, quasi informale, afoso e contorto dei suoi carrubi degli anni Sessanta e Settanta. A dialogare con questi dipinti alcune fotografie in bianco e nero del fondo fotografico della Fondazione.
Lo stesso Carlo Levi, in una lettera alla madre nel settembre del 1935, così scrive: “Capisco adesso la straordinaria libertà e ricchezza del colore di Alassio, dove l’azzurro più intenso fa parer rosati gli ulivi, e i bianchi e i violetti delle pietre e i gialli e i rossi delle rocce son rilevati dal verde bluastro dei carrubi, e le palme si alzano tra i fiori come allegri pennacchi”, rievocando nell’isolamento del confino in Lucania, di fronte alla realtà meridionale di un paesaggio fatto di argille aride e monocrome, la ricchezza cromatica e la varietà del paesaggio alassino che circonda la casa di famiglia. Quel giardino, e quella casa, sono stati il suo Eden privato, il rifugio che lo accolse sempre per i lunghi mesi estivi, e al quale ha dedicato in ogni stagione della sua vita i tanti quadri che di volta in volta reinterpretano un luogo che è prima che fisico, un vero “hortus” dell’anima.
Il catalogo della mostra è curato da Effigi Editore.

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