Belinda Kazeem-Kamiński. Aerolectics


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Kunst Meran Merano Arte presenta per la prima volta in un’esposizione monografica in Italia l’opera dell’autrice, artista e ricercatrice austriaca Belinda Kazeem-Kamiński, con la mostra “Aerolectics”, realizzata a cura di Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi e aperta al pubblico fino  a lunedì 9 giugno.

Belinda Kazeem-Kamiński, Untitled (Lash. Linger. LoadNkisi), 2025, Courtesy the artist, Foto Ivo Corà


Attraverso una serie inedita di lavori appositamente commissionati, la mostra si concentra sul ruolo giocato dal sistema missionario in Alto Adige nella costruzione del rapporto coloniale tra Europa e Africa, analizzando storie di diaspora africana forzata, soprattutto nelle aree di lingua tedesca. Nell’Ottocento infatti, i missionari europei trasferiti nel continente africano con scopi di evangelizzazione, organizzavano spostamenti forzati in Europa di bambini e bambine, con la scusa di “salvare” le loro anime.
Affidandosi a linguaggi diversi, dal video alla fotografia alla scrittura, l’artista riscrive gli spazi della Kunsthaus in un percorso multimediale e immersivo, fatto di vuoti e di pieni, di voci e di silenzi, in cui oggetti, narrazioni, suoni e immagini ripercorrono e indagano l’esperienza della nerezza in Europa, vissuta attraverso lo sguardo bianco.
Dallo studio del pensiero di scrittrici, artisti e autrici femministe nere e attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea l’artista svela, tra documentazione e finzione, la presenza di persone Nere, spesso passate inosservate nella storiografia, nel paesaggio fisico e nello spazio pubblico europeo.
“Aerolectis”, con la sua forza simbolica, fa emergere le storie di bambini e bambine africani di cui si era persa ogni traccia. La mostra porta alla luce le connessioni tra sistema missionario e colonialismo e invita il pubblico a riflettere su quali storie siano state di fatto cancellate dalla memoria collettiva.
La mostra è il secondo progetto espositivo del programma triennale The Invention of Europe: a tricontinental narrative (2024-2027) curato da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi, che riflette sull’idea monolitica di Europa e sulla sua costruzione narrativa.

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