Il Museo della città, Palazzo della Penna, Centro per le arti contemporanee di Perugia, promuove e ospita la mostra “Vita, morte, miracoli” di Davide Dormino e Francesco Petrone, in collaborazione con Indigo Art Gallery e a cura di Chiara Guidoni, aperta fino al 13 aprile prossimo.

Il miracolo, quello laico e umano, altro non è che un segno tangibile, un mutamento, una trasformazione felice. Evento straordinario, che si sottrae alle logiche della ragione e che viene tuttavia accolto come assioma: così è.
Lo si potrebbe quindi intendere quale testamento particolare dell’abilità di coloro che, con i propri mezzi, sono riusciti a cambiare qualcosa, di minuto o di imponente, che non riguarda solo loro stessi.
Se la scultura, delle forme d’arte, è quella che più si avvicina alla vita, per il suo occupare uno spazio, avere un peso e un volume, Dormino e Petrone la eleggono a soggetto privilegiato della loro poetica, tanto quanto l’esistenza umana. La loro ricerca abbraccia uno stile che non abbandona quasi mai il figurativismo, ma che sente la necessità di parlare di qualcosa di più rispetto alla sola dimensione tangibile, sempre presente e manifesta. Le sculture si arrampicano e tendono verso l’alto, con la stessa volontà che le spinge invece verso le profondità sotterranee. Sono allusioni e simboli, a volte ricorrenti, di un’umanità presente, perduta e forse felicemente ritrovata.
Le opere portano traccia delle loro mani: gli artisti non ricercano mai il grado di distacco della perfezione. Il segno resta, serve a palesare che quel gesto esiste, che è parte di un organismo, che possiede un cuore, un fegato e una pelle: le opere sono il negativo dei loro corpi, occupano lo spazio che le mani hanno deciso di non stringere troppo forte, di lasciare agli altri. E lo fanno con l’innocenza e la consapevolezza di una volontà pura, che muove i suoi passi da una necessità creativa che è quella di raccontare un presente che abitano con spirito critico. “Vita, morte, miracoli” è una mostra che presenta una produzione eterogenea di materiali e significati: le opere selezionate sono i personaggi di un racconto comune, di un’epopea senza eroe, che riguarda l’esistenza umana tutta, terrena e al contempo eterea. I miracoli altro non sono che ciò che si riesce a lasciare in eredità e dono, un testamento spirituale e concreto, che si manifesta attraverso l’arte.