Giorgio Griffa. Unfinished


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In seguito all’inaugurazione degli spazi a ottobre 2024, la Fondazione Giorgio Griffa di Torino, presenta “Unfinished”, mostra personale dell’artista Giorgio Griffa, aperta al pubblico fino a giovedì 29 maggio prossimo, nell’Art Space della Fondazione, nell’ex edificio industriale Michelin.

Giorgio Griffa, Undermilkwood (Dylan Thomas), 2019 acrylic on canavas tarlatana 200x650cm, Courtesy Fondazione Giorgio Griffa, Ph. Giulio Caresio


La mostra esplora il concetto del non finito, uno dei temi cardine della pratica artistica di Giorgio Griffa. Curata dalla Fondazione, la mostra propone una selezione di opere scelte direttamente con l’artista per offrire ai visitatori uno sguardo privilegiato su questo aspetto cruciale della sua pittura. Il non finito è presentato non solo come tecnica, ma come pensiero e filosofia, parte integrante della sua poetica.
Si tratta di una scelta intenzionale dell’artista, che risponde e rispetta la natura dinamica del tempo e dello spazio. Con segni e campiture di colore che non riempiono mai completamente lo spazio della tela, le opere di Griffa rimangono come sospese, aperte a infinite possibilità, frammenti di un dialogo continuo con l’Universo. 
Nelle opere di Giorgio Griffa, lo spazio non è mai completamente dipinto. La parte lasciata “vuota” diventa un elemento attivo, simile a una pausa o un silenzio in musica, che apre a nuove interpretazioni.
Il concetto di non finito emerge nelle due opere degli anni ’70 in mostra: Linee orizzontali e Obliquo del ciclo Segni Primari. Qui le linee tracciate con pennello e matita si interrompono, lasciando ampie porzioni di tela scoperte.
Per Griffa lo spazio vuoto è libertà. Questo principio diventa evidente quando la tela si sdoppia, creando un dialogo più intenso con lo spazio, come nel dittico Verticale e altro (1998) del ciclo Contaminazioni, dove la composizione si espande oltre i confini del singolo supporto, suggerendo una continuità che prosegue oltre l’opera stessa.
Un altro esempio è Sette colori (2000), appartenente al ciclo Numerazioni. In questa grande tela, le aree non dipinte della superficie più scura e rada lasciano trasparire la luce, creando effetti di profondità e leggerezza. I numeri tracciati sulla tela fissano la sequenza con cui l’opera è stata realizzata, testimoniando il processo stesso della pittura.
Il gioco delle trasparenze diventa ancora più significativo in Undermilkwood, installazione del 2019 composta da 20 tele. L’opera, fulcro della mostra, è dedicata al poema radiofonico Bosco di Latte di Dylan Thomas e appartiene ai cicli Alter Ego e TrasparenzeUndermilkwood richiama La Recherche, il grande lavoro dedicato all’opera omonima di Proust e conservato al Centre Pompidou.
Protagonista in questo caso è la tarlatana, un tessuto leggero e a trama larga, simile a quello dei tutù delle ballerine. La sua struttura ampia e leggera risulta a tratti impalpabile e lascia emergere la pittura della tela sottostante, creando zone di vuoto e di bianco più intenso e dando profondità all’opera.

Le opere del ciclo Trasparenze cambiano configurazione a ogni installazione, cercando un dialogo attivo con lo spazio che li ospita. Undermilkwood, per esempio, è stato allestito in modo diverso per Unfinished rispetto alla versione presentata nel 2021 al LAM, Métropole Musée d’Art Moderne, d’Art Contemporain et d’Art Brut di Lille in occasione della mostra “Giorgio Griffa. Merveilles de l’inconnu”. Questa libertà installativa riflette l’approccio aperto e in divenire della pratica artistica dell’artista, offrendo un’ulteriore chiave di lettura al concetto di non finito.
La mostra continua con Disordine ES, appartenente a Disordine, l’ultimo ciclo avviato da Griffa nel 2023. La griglia di linee grigie e le ampie campiture di colore si interrompono prima di occupare l’intera superficie, lasciando spazio libero alla tela. Questo equilibrio mantiene il dialogo con la matericità e il colore bruno della “pattina”.
Il percorso espositivo prosegue con due carte del 2015 del ciclo Canone Aureo dedicato al numero di Euclide. Griffa lo rappresenta sospeso nel suo sviluppo decimale, come simbolo di bellezza e metafora dell’ignoto. Essendo un numero irrazionale, resta per definizione incompleto, rafforzando il concetto di non finito.
A completare la mostra una sala video appositamente allestita offre uno sguardo intimo sul modus operandi dell’artista, dal modo in cui dipinge al suo rapporto con il tempo e i materiali.
I visitatori possono sedersi e immergersi in un’atmosfera intima e contemplativa, con immagini proiettate a tutta parete, creando l’illusione di entrare nello studio dell’artista. L’installazione permette di osservare da vicino tempi e gesti della sua pittura, trasformando la visione in un’esperienza meditativa.
L’esposizione si inserisce nel solco della missione della Fondazione Giorgio Griffa, che si propone di creare uno spazio di incontro tra artisti, curatori e appassionati d’arte caratterizzato dal rapporto attivo tra opera e pubblico e focalizzato sulla promozione artistica contemporanea.

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