Giovanni Galli. Aspettando la bomba


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Nella Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, fino al 28 marzo è visitabile la mostra “Aspettando la bomba. L’Art Brut di Giovanni Galli”, promossa dall’Associazione La Nuova Tinaia e curata da Gustavo Giacosa, per celebrare i trent’anni di attività di questo autore dell’arte “grezza”, autodidatta, nata all’interno degli ospedali psichiatrici. Con questa impronta autobiografica prende vita e si potenzia il segno “dissidente”, il disegno come alfabeto espressivo per conoscere se stesso, dare eco alla più intima aspirazione di trasformazione del proprio Io.

Giovanni Galli, 36 GG s_t 2006, grafite, pastello a cera e penna a sfera su carta, 50×70 cm

Per raccontare l’opera radicale e controcorrente di Giovanni Galli, presenza costante del centro di attività espressive La Tinaia in San Salvi, sono esibiti un centinaio di lavori realizzati dal 1994 al 2020 con tecnica mista su cartoncino, spesso su entrambi i lati, un focus significativo sulla prolifica creatività dell’autore di cui ora viene rivelata una parte sostanziale dal “quaderno” privato e quotidiano. Attraverso questa sintesi di disegni, collage e scrittura, Galli appare dialogare con se stesso, un solipsismo che non ha in mente di rivelarsi all’esterno ma che, al contempo, non può farne a meno, accettando così il visitatore come un inaspettato voyeur.

Divise in nuclei tematici, le pagine si animano alla maniera di un fumetto in cui l’artista, grazie al suo alter ego “di carta”, convoca l’idea di una bomba nucleare che gli permetterebbe di liberarsi dell’identità di genere toccata in sorte. Nel sublimare l’attesa infinita di una esplosione liberatrice, il Galli-narratore riunisce un pantheon di personaggi singolari a cui dà corpo e voce: streghe sadiche, divinità egizie e indiane, visitatori extraterrestri e persino un maialino professore di fisica nucleare. Per Galli la “bomba” è la metafora del proprio corpo imprigionato, un ordigno che ha in sé le potenzialità rigenerative tipiche dell’essere femminile, dunque uno strumento “gravido” di promesse positive. La rappresentazione del corpo umano e l’attenzione per i dettagli anatomici caratterizzano le opere di cui il testo è parte integrante, talvolta nascondendosi sotto spessi tratti di pastello.

Al centro della sala, con l’intento di approfondire il tratteggio della sua cifra stilistica, sono collocati due tavoli su cui ritrovare altre opere e una varia selezione di testi che lo hanno ispirato fin dall’infanzia: disegni, copertine di fumetti e romanzi, libri, un universo di riferimenti visivi e culturali che permette a Giovanni Galli di evolversi ancora oggi, di sperimentare, infrangere codici narrativi e pittorici per porre domande “esplosive” sull’identità di genere. Nel tentativo di orientare il visitatore nella lettura della mostra e fargli conquistare la stessa prospettiva dell’artista, Gustavo Giacosa ha voluto arricchire il percorso di un ulteriore step esperienziale: su un lato della sala è stata riprodotta la postazione di Galli nell’atelier de La Tinaia, un corner per invitare il pubblico a immedesimarsi nell’atto creativo dell’autore. Chi vuole potrà completare con delle matite colorate, liberando la fantasia e il segno, la copia di un’opera e lasciare poi un commento all’elaborato.

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