Presso il Museo nazionale concordiese di Portogruaro (VE), fino al 4 maggio è allestita la mostra “Ruins. Rovine” realizzata dalla Direzione regionale Musei nazionali Veneto con opere dell’artista veneziano Lorisandrea Vianello. La mostra, curata da Boris Brollo, gode del patrocinio del comune di Portogruaro e si avvale della collaborazione di AIAP, Associazione Internazionale di Arti Plastiche, mentre l’allestimento è stato reso possibile grazie al supporto tecnico fornito da Officine Clementi srl, Carpenterie metalliche.
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La mostra cerca nel “disastro” della rovina la possibilità di un dialogo, di ricomposizione della memoria. Il Museo rappresenta infatti il luogo più adatto a raccogliere la storia del passato per insegnare ai posteri com’erano le civiltà che ci hanno preceduti, con i loro punti di forza e di debolezza.
L’esposizione vuole costituire pertanto un “ponte” fra presente e passato sia per la tipologia della materia impiegata nelle opere di Vianello, ovvero il vetro, presente in numerosi reperti esposti al Museo, sia per la caratteristica intrinseca del materiale vetroso, ovvero la fragilità che, tipica del cristallo, rinvia metaforicamente alla Verità, concetto ambiguo di questi tempi.
Tra le diverse opere esposte sono presenti due installazioni site specific: una di esse, intitolata “Il Dialogo”, è composta da due sedie frontali con sopra dei mattoni di vetro che rimandano alla coscienza di ogni persona composta dal sedimentarsi e dallo stratificarsi di esperienze (mattoni) che, nel confronto del dialogo, possono passare da un individuo all’altro a seconda lo desideri lo spettatore. L’altra, “L’Angelo caduto”, rifacendosi al tema biblico degli angeli scacciati dal Paradiso, ripropone il tema della superbia. In quest’opera, Vianello riporta la caduta dell’Angelo che, a seguito dell’impatto sulla terra, si spezza in tanti frantumi di vetro, dimostrando che esso era composto di trasparente materia cristallina come viene intesa la Verità, decretandone la fine in una sospensione del giudizio.
Due Giudici, posti all’inizio della grande aula basilicale al piano terra, impongono la loro presenza. Presenza volutamente ambigua dovuta da un lato al rispetto della legge e dall’altro alla distorsione della Giustizia, come nella grande tradizione artistica di William Hogart e di Honoré Daumier. Nelle panchine di laterizio laterali che perimetrano la sala principale, un altro gruppo di opere in vetro ricordano la produzione pluridecennale di Vianello. Si tratta delle Vetrofusioni, ovvero degli assemblage fra vetro bianco e reperti di automobili che divengono quadri museali di un “futuro” oramai passato. Le sue Memo Drop (Gocce di Memoria) infine non sono altro che un contenitore in vetro di Murano, a forma di goccia, che, incavato, contiene incastonati al suo interno oggetti diversi a futura memoria.
Il vetro che compone tutta l’opera di Loris Andrea Vianello in questa mostra sta quindi a dimostrare il senso della “fragilità” che permea il mondo attuale, ma si lega pure alla presenza degli oggetti in vetro che si trovano all’interno del Museo nazionale concordiese a dimostrazione che, pur cambiando la tipologia di oggetto e le caratteristiche della manifattura, la materia non muta e ricorda la sua essenza originaria.