Silvana Weiller. Paesaggi e leggende


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Padova rende omaggio a Silvana Weiller Romanin Jacur (1922–2022), riservandole un’ampia retrospettiva al Centro Culturale Altinate San Gaetano, esposta fino al 2 marzo prossimo, curata da Nicola Galvan e Elisabetta Vanzelli, autori anche del catalogo che, accanto alle opere esposte documenta l’intera produzione grafica dell’artista.

Silvana Weiller, Trasparenze materiche

Concepita per gli spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano, la rassegna presenta un centinaio di opere distribuite lungo due scenari diversi ma complementari, che portano testimonianza delle due principali tematiche approfondite da Weiller a partire dal secondo dopoguerra in avanti.

Nello spazio dell’Agorà trova espressione il tema intimo e privato della cultura ebraica, che l’autrice rielabora attraverso formule narrative di grande originalità, caratterizzate da enormi rotoli di carta, alcuni lunghi fino a quattro metri, animati da episodi e personaggi di derivazione biblica.

Si tratta di lavori inediti, dal tono fiabesco e ironico, mai precedentemente esposti, se si considera il carattere familiare e domestico per il quale furono concepiti. Contestualmente, i ballatoi intorno all’Agorà danno voce a scenari di derivazione ambientale, con soggetti riconducibili a elementi naturali e urbani, tra cui, in primis, le innumerevoli vedute di Prato della Valle, abitato da alberi e palazzi che virano dal dettaglio naturalistico alla sintesi astratta.

Nella sua eterogeneità, la mostra porta diretta testimonianza, da un lato, dei luoghi più cari alle vicende personali dell’artista, e dall’altro, di quanto essa stessa fu in grado di sperimentare nel corso di tutto il secondo Novecento, complici una sintonia con i linguaggi delle Avanguardie e una profondità intellettuale che le permisero di spaziare tra formule ora più liriche, ora più astratto-geometriche o gestuali.

Silvana Weiller, veneziana di nascita e milanese di formazione, è stata una fine artista e, insieme, una colta intellettuale. Fu l’indiscussa protagonista della vita culturale di Padova, città che divenne la sua dopo il matrimonio con Leo Romanin Jacur, autorevole esponente della locale Comunità Ebraica, da lei conosciuto in Svizzera dove entrambi erano rifugiati a seguito delle leggi razziali.

La mostra è corredata da un catalogo edito da Ronzani Editore.

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