Silvana Gatti. Orizzonti evocativi e avveniristici


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Per la Casa del Conte Verde di Rivoli, Claudio Roghi cura la mostra di Silvana Gatti “Orizzonti evocativi e avveniristici”, esposta fino al 16 febbraio prossimo, organizzata dal Comune di Rivoli col Patrocinio di Torino città Metropolitana.

Silvana Gatti, La creazione del robot, 2024, cm 40×50

Sono esposte una trentina di opere che racchiudono un trentennio di attività, spaziando dal figurativo al simbolismo di timbro sociale. Numerosi i paesaggi agresti e marini, senza dimenticare scorci del Piemonte, affiancati da dipinti che toccano i temi scottanti dell’attualità.

Tra le tematiche affrontate da Silvana Gatti troviamo le migrazioni, il suo ormai iconico bimbo in provetta, l’intelligenza artificiale e, infine, l’auspicio della pace nel mondo.

Opere come “Il nuovo Ulisse”, raccontano l’epopea dei profughi odierni che, in fuga dalle guerre o per via dei cambiamenti climatici, si spingono per migliaia di chilometri verso paesi più sicuri alla ricerca di un futuro migliore. “Alla ricerca dell’identità”, dipinto menzionato da Vittorio Sgarbi, racconta di un uomo in viaggio alla ricerca di se stesso, in bilico tra una sponda e l’altra del Mare Nostrum.

“L’urlo di Pinocchio” parla dell’intelligenza artificiale, attraverso un robot umanoide posto a confronto con il vecchio Pinocchio di collodiana memoria che, impaurito, scappa da un futuro invadente. Anche “Vita moderna” vede un robot a colloquio con un bambino che, chiuso tra le mura di casa, non guarda al di là della finestra dove, invece, c’è la vita reale. Particolare è “La creazione del robot”, in cui la Gatti prende in prestito la divina mano michelangiolesca della Cappella Sistina affinché dia vita ad un robot.

Con “La perdita della ragione” Silvana Gatti riprende il mito della biga alata di Platone. Qui cavallo nero e cavallo bianco si scontrano in quanto hanno perso la biga, simbolo della ragione che ha abbandonato i fautori delle guerre che insanguinano il mondo. Stessa tematica la ritroviamo in “Rivalità”, sempre con cavallo nero e cavallo bianco come metafore del male e del bene. Sono esposte anche alcune opere raffiguranti il bimbo in provetta, come “La clonazione del faraone”, tematica affrontata in passato dall’artista alludendo alla fecondazione in vitro non sempre trasparente ed alla clonazione umana auspicata dai raeliani. Accanto a queste tematiche sociali, non mancano dipinti che fanno sognare un ritorno alla natura, come magici tramonti sul mare, campi di lavanda, papaveri e girasoli. Un viaggio artistico, quello della Gatti, sempre articolato su due filoni, il paesaggismo ed il simbolismo sociale.

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