Fino al 31 gennaio prossimo, il RISO, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia di Palermo, a distanza di oltre trent’anni dall’unica precedente esposizione, riunisce le 27 gouaches realizzate dal Salvatore Quasimodo nel 1953 nella mostra “Oltre Quasimodo. Le 27 gouaches. Sapevo già tutto, e volli peccare”. Si tratta dell’unica incursione del poeta premio Nobel nel mondo delle arti visive, conservate da cinquant’anni nel caveau di una banca tedesca.
Salvatore Quasimodo (Modica 1901– Napoli 1968) era affascinato dalle arti visive ma il suo unico esperimento nel campo fu questa serie di 27 gouaches nate quasi per caso; un gioco intellettuale che si esaurisce presto e che il poeta siciliano vorrebbe fosse distrutto. Ma l’amico Alberto Lùcia le conserva e nel 1993 il figlio del poeta, Alessandro Quasimodo le riunisce in un prezioso libro associandole ad altrettante poesie unite dalla parola “cuore”.
Nel titolo sono riprese le parole che Salvatore Quasimodo scrive in una lettera a Maria Cumani, citando una frase dal Prometeo di Eschilo, riferita alle sofferenze fisiche e “dello spirito” che derivano dal suo amore per la poesia.
Le 27 gouaches sono un documento prezioso e raffinato che testimonia l’interesse di Quasimodo per le arti visive e fornisce un interessante contributo per la comprensione del clima culturale dei primi anni Cinquanta a Milano, dove egli vive.
La preziosa raccolta delle 27 gouaches illumina un momento particolare della cultura italiana del Dopoguerra, di grande fermento dialettico in letteratura, poesia, arti visive: un periodo segnato dalle ultime forme esauste dell’Ermetismo e le estreme propaggini di un Neorealismo al capolinea, da un lato e le suggestioni dell’Astrattismo e dell’Informale, dall’altro.
Salvatore Quasimodo fu amico di musicisti, pittori, scultori (tra gli altri Martini, Cantatore, Sinisgalli, Guttuso, Sassu, Messina) con i quali si confrontava e scambiava idee sull’arte contemporanea, in quegli anni di acceso dibattito tra figurativismo e astrattismo.
L’interesse per le arti figurative è intenso e appassionato. Diversi amici artisti illustrano l’opera del poeta (esistono scritti di Guttuso e Manzù) e lo ritraggono mettendo in risalto la sua forte personalità (Cantatore, Migneco, Sassu, Messina). Quasimodo stesso scrive presentazioni di mostre, saggi introduttivi, articoli su periodici e recensioni. Sebbene sia più interessato alla pittura figurativa, per caso inizierà a dipingere le gouaches astratte.
Nel 1993 Alessandro Quasimodo, figlio del poeta e della danzatrice Maria Cumani, cura la pubblicazione di un prezioso libro: “La visione poetica del sogno: ventisette gouaches e ventisette poesie di Salvatore Quasimodo” [Bologna, Sintesi], in cui associa le opere a versi del padre dove ricorre la parola “cuore”. È lo stesso abbinamento riproposto in questa mostra. Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo contenente contributi di: Carola Arrivas Bajardi, Giuseppe Cipolla, Cristina Costanzo, Evelina De Castro, Salvatore Ferlita, Rosaria Raffaele Addamo.