Fino al 4 maggio 2025, al MAO, Museo d’Arte Orientale di Torino, è esposta la mostra “Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori”, che si sviluppa all’interno del programma di riallestimento della galleria giapponese delle collezioni permanenti ed è dedicato alla pratica dell’artista Linda Fregni Nagler.
La mostra esplora il suo meticoloso approccio di selezione e raccolta, rielaborazione e riattivazione di fotografie giapponesi della scuola di Yokohama (Yokohama Shashin). Le fotografie originali, raccolte nell’arco di vent’anni dall’artista e proposte in mostra al MAO per la prima volta, sono affiancate alle opere di Linda Fregni Nagler, che ha rifotografato le albumine originali, stampandole in camera oscura e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca (1860-1910). Questo intervento fa assumere nuovi significati alle immagini, illustrandoci la storia di un preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.
Il soggetto indagato al MAO è quello dei venditori di fiori (hanauri), una categoria molto apprezzata di ambulanti (bōtefuri) nel Giappone dei periodi Edo e Meiji.
Considerata l’influenza esercitata dalle stampe ukiyo-e sulla Yokohama Shashin, il progetto espositivo si propone altresì di contestualizzare e approfondire il legame tra le fotografie di Fregni Nagler e le stampe xilografiche, di epoca precedente alla nascita della fotografia, del medesimo soggetto.
In mostra sono esposte 26 albumine di metà Ottocento, appartenenti alla collezione Fregni Nagler, unitamente a sei grandi stampe ai sali d’argento colorate a mano dall’artista e a 4 positivi su vetro visibili attraverso due visori.
Accanto a queste opere sono collocate tre xilografie che declinano l’iconografia dei venditori di fiori: la rappresentazione dei mesi primaverili: “L’illustrazione del mese di aprile” di Utagawa Kunisada, proveniente dal Museo Orientale di Venezia; “All’ingresso del tempio di Kanda” di Koikawa Harumachi dal Museo Orientale E. Chiossone di Genova e “Toyokuni III di Utagawa Kunisada”, dalla serie “Sei venditori nelle sere d’estate”, da una collezione privata.
Il tema floreale e vegetale trova un’ulteriore declinazione anche nei preziosi tessuti kesa della collezione del MAO, risalenti al periodo Edo, e nei kimono che arricchiscono l’esposizione, uno proveniente da Palazzo Madama e due esemplari dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, oltre a tre lacche pregiate e tre kakemono firmati Yanagisawa Kien, Kawamura Bunpō e Tomioka Tessai (dei periodi Edo e Meiji) in prestito da una collezione privata.
In parallelo al progetto espositivo nelle gallerie, le tre armature giapponesi della collezione, datate tra la fine del XVII e la prima metà del XIX secolo, sono state riallestite nella cornice di Salone Mazzonis, dove saranno oggetto di un restauro conservativo aperto al pubblico a partire da gennaio 2025.