È esposta al Museo Le Carceri di Asiago (VI), fino al 23 febbraio prossimo, la mostra “Haring Banksy Obey: libertà non autorizzata” curata da Matteo Vanzan, che racconta la nascita e l’evoluzione della Street Art internazionale, un linguaggio che appare e scompare lasciando tracce inequivocabili del suo passaggio sui muri di tutto il mondo.
Oltre 50 opere presenti provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti in un’alternanza di lavori su tela, legno, carta, serigrafie firmate, poster, memorabilia oltre ad una selezione di tag e sketch di Ces, Futura 2000, Phase 2, Mr. Wany, KayOne e Slog 175 selezionati dopo oltre due anni di ricerca e concessi in via esclusiva al Comune di Asiago.
In questa esposizione punto di forza, oltre alle opere di Keith Haring, Banksy e Obey scelte per le loro tematiche strettamente sociali, sono le opere dei padri fondatori del Graffitismo newyorkese come Phase 2, Futura 2000 e Delta 2.
Il percorso di mostra vuole immergere il visitatore non solamente nelle tecniche espressive di questo fenomeno, ma anche nelle strette sinergie che si riscontrano nelle sottoculture hip hop e punk che faranno da colonna sonora all’esplosione di colore di markers e bombolette che hanno unito intere generazioni. Con contenuti sempre nuovi e forme in continua mutazione, la Street Art è affascinante, alternativa e, allo stesso tempo, mainstream diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell’arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto, e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie leggende, come avvenuto nei casi di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Oggi Banksy rappresenta una vicenda le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per dilagare nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del ‘68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive che, dal Post-Minimalismo, condusse alla nascita della Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di spazi la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro che, parlando direttamente al pubblico, riporta l’arte ad una nuova dimensione di significato: lo crea senza mai subirlo.