Essenze naturali


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Da oggi, 22 novembre e fino al 9 marzo 2025, il Museo MAN di Nuoro, promuove quattro nuove mostre, fra linguaggi sperimentali e maestri del passato. Al ciclo “Essenze naturali” appartengono tre mostre personali per tre artisti che raccontano il mondo naturale attraverso punti di vista differenti: l’astrazione delle forme, la memoria della terra, il ciclo della materia.

Christiane Löhr, Montagne, 2023, semi di edera

Christiane Löhr (Wiesbaden, Germania, 1965), presenta “Accumuli” a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Bruno Corà, in cui espone le sue opere dedicate alle “Architetture di natura”. Cupole di semi e cattedrali di fili d’erba. L’artista tedesca, toscana d’adozione, presenta al MAN una ampia installazione che punteggia il piano nobile del museo di sculture leggere e impalpabili, un inno alla levità della natura e, insieme, alla sua complessità. Abilissime nell’issare sculture fatte di soffioni, steli, baccelli o crini di cavallo, le mani di Christiane Löhr issano nello spazio sottili strutture arboree, edificano paesaggi minimi. A nuove forme astratte per piccoli templi silvestri si aggiunge, per l’occasione, un omaggio alla Sardegna, che vede l’autrice presentare piccoli accumuli di chicchi o sementi, a evocare torri e costruzioni nuragiche. L’ispirazione naturale non diventa tuttavia, nella ricerca di Löhr, una testimonianza didascalica della vegetazione e delle sue specie. La sua riflessione sublima la materia in una dimensione di astrazione radicale e di forma assoluta, fatta di equilibrio e proporzione fra gli elementi, senso dello spazio e valore del vuoto. Il percorso della mostra conta anche una scelta di disegni su carta, realizzati con pastello a olio, grafite o inchiostro, frutto di un analogo processo scultoreo, in cui le fibre della carta sono sfregate e graffiate come materia plastica.

Una Szeemann (Locarno, CH, 1975), presenta “Scenafenomenica”, a cura di Elisabetta Masala con un testo critico di Juliette Desorgues, propone il magico e la mitologia, dove la tradizione classica e la cultura arcaica si mescolano nella ricerca dell’artista svizzera che sperimenta materiali dal valore fortemente espressivo in un racconto corale dalle sfumature epiche. Divinità della terra e della notte, simbologie arcane, proprietà benefiche delle piante e antiche sapienze botaniche permeano l’opera di Una Szeemann di mistero e, insieme, di memorie ataviche, mentre il sentimento selvatico dei boschi prende corpo in forme astratte ma potentemente evocative. Il progetto per il MAN si presenta connesso al territorio della Sardegna, alle sue asperità, alla leggenda delle Janas e alla persistenza archeologica nel paesaggio, laddove la natura stessa pare talora fossilizzarsi, mimetizzarsi con le pietre e con le creste del Supramonte.

Alessandro Biggio (Cagliari, 1975) presenta “Filira” a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Caterina Riva, che raccoglie un ciclo nuovo di opere che l’artista cagliaritano in una mostra personale concepita come un unico lavoro, un ambiente totale dove tele e sculture sono connesse fra loro in una visione d’insieme organica ma unitaria. Noto per le sue ricerche sulla cenere generata dalla combustione delle essenze del suo giardino di Calasetta, quale strumento plastico per realizzare sculture dalla materia fragile, Biggio ha sperimentato in tempi recenti una forma di pittura usando il succo delle bacche di fillirea che spremute producono un colore ocra scuro, dalle sfumature violacee. Così, come il ciclo delle sue sculture di cenere, frutto di una riflessione autentica sul ciclo della vita e degli elementi, allo stesso modo la pittura trascrive impronte di natura, nella sua metamorfosi e consunzione. Sullo sfondo, aleggia la citazione di un mito greco. Filira, ninfa figlia di Oceano e di Teti, era amata da Cronos cui tentò di sfuggire mutandosi in giumenta. Ma Cronos, trasformandosi in stallone la raggiunse e si unì a lei. Filira diede alla luce un figlio, una creatura ibrida, il centauro Chirone. Sconvolta alla vista del figlio, chiese a Zeus di essere trasformata in un arbusto che prenderà il suo nome, fillirea. Con l’estratto delle bacche di questa pianta, Biggio traccia sulla tela vestigia di una vegetazione effimera.

Infine, la quarta mostra è dedicata a El Greco “Dialogo tra due capolavori”, in collaborazione con: Accademia Nazionale di San Luca, Roma. Presidente Marco Tirelli, Segretario Generale Claudio Strinati, Musei Civici di Reggio Emilia.

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