Lori Lako. È da un po’ che non sogno di volare


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È aperta fino al 15 dicembre prossimo, la mostra al Centro Espositivo “Villa Pacchiani” di Santa Croce sull’Arno “Lori Lako. È da un po’ che non sogno di volare”, a cura di Ilaria Mariotti.

Lori Lako, Is there any alternative? 2023, veduta dell’installazione presso Bazament, Tirana, 4 light boxes, cm 70 x 50,
courtesy l’artista, photo Nadia Abazi

La mostra fa parte di un programma espositivo del Comune di Santa Croce sull’Arno, realizzato nell’ambito di Toscanaincontemporanea2024, che prevede anche attività volte alla formazione del pubblico e percorsi didattici. Collaborano all’iniziativa Crédit Agricole Italia e Associazione Arturo.

Il Comune di Santa Croce sull’Arno aderisce alla rete Terre di Pisa.

Lori Lako (Pogradec, Albania 1991), artista albanese che risiede da molti anni in Italia: un percorso articolato attraverso opere realizzate in occasioni diverse e il progetto pensato appositamente per Santa Croce sull’Arno.

Attraverso la sua pratica artistica Lori Lako cerca di riflettere sulla complessità dell’esistenza postmoderna utilizzando un approccio multidisciplinare e investigando come sia eventi storici e esperienze individuali siano mediate e riconfigurate nella sfera digitale.

Lori Lako lavora con la fotografia, il video, il suono realizzando opere dove l’esperienza collettiva si misura costantemente con le vicende individuali lavorando sugli archivi fotografici e sulla raccolta di testimonianze costruendo nuove narrazioni.

L’immagine fotografica e digitale si confronta con la sua possibile manipolazione e con i meccanismi di falsificazione della tradizione storica.

Le sue opere si fondano spesso su racconti raccolti, memorie tramandate, documenti visivi si intrecciano con un vissuto personale e familiare. In primis la storia dell’Albania, la costruzione di monumenti e documenti che hanno veicolato l’immagine che la dittatura ha manipolato per la propria narrazione, fino alla disgregazione del blocco sovietico e lo spaesamento successivo di un paese che ha dovuto ricostruire una propria identità facendo i conti con il passato e con un futuro incerto. Il miraggio di un benessere legato all’immagine dei capitalisti paesi occidentali percorre gran parte dei suoi lavori che spesso nascono da narrazioni e testimonianze collegando generazioni e rilevando continuità e conflitti.

Lori Lako è nata quando l’Albania era un paese agricolo scarsamente industrializzato, estremamente impoverito ma che aveva dovuto fare i conti con i cambiamenti democratici attraversati dagli altri stati dell’Europa dell’Est ostinandosi a considerarsi l’unico paese sinceramente socialista, isolato dal resto dell’Europa nel tentativo di difendere la purezza anticapitalista.

Dai racconti dei genitori (il padre era un artista e docente di arte) Lori ha avuto contezza del modo di vivere in un’Albania chiusa al mondo, ai viaggi di studio e di conoscenza. Ha raccolto testimonianze di anni che non ha vissuto dove il Capitalismo era considerato la vera piaga sociale e dove si viveva con pochi mezzi.  Lori Lako costruisce un doppio archivio, visivo e sonoro, che riscrive la storia personale e le vicende più intime, i desideri e le vicissitudini e le proietta in una sfera collettiva.

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