Nam June Paik. Rabbit Inhabits the Moon


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Al MAO, Museo d’Arte Orientale di Torino, fino al 23 marzo 2025 è esposta la mostra “Rabbit Inhabits the Moon”, dedicata all’opera dell’artista coreano Nam June Paik in dialogo con opere contemporanee e con una selezione di raffinati manufatti coreani provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.

Nam June Paik, Rabbit Inhabits the Moon, 1996 Sculpture-installation: 1 wooden rabbit statue, 1 CRT TV, 1-channel video, color, silent, DVD Dimensions variable. Nam June Paik Art Center, © Nam June Paik Estate

In occasione del 140° anniversario dell’Accordo diplomatico tra Corea e Italia, il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, in partnership con il Nam June Paik Art Center (Corea) e con il supporto della Korea Foundation, presenta il progetto espositivo “Rabbit Inhabits the Moon”, a cura di Davide Quadrio, direttore del Museo, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti. L’esposizione si avvale anche della consulenza curatoriale e scientifica di Manuela Moscatiello (Chargée d’étude, Maison de Victor Hugo di Parigi), Kyoo Lee (docente di filosofia, studi di genere e studi sulla giustizia presso la City University di New York) e Patrizio Peterlini (Direttore della Fondazione Bonotto).

Questa mostra intende attivare un dialogo dinamico che riflette l’evoluzione del paesaggio culturale e artistico dei due Paesi, in particolare rileggendo l’eredità di Nam June Paik e la sua influenza sulle generazioni contemporanee.

Opere video, installazioni e nuove produzioni di artisti coreani, provenienti dalla collezione del Nam June Paik Art Center sono accostate ad alcune tra le principali opere di Paik, molte delle quali in prestito dalla Fondazione Bonotto (Colceresa, VI), e a preziosi manufatti tradizionali provenienti da importanti musei nazionali e internazionali.

La mostra presenta 17 opere di Nam June Paik, fra cui l’installazione “Rabbit Inhabits the Moon”, che dà il titolo alla mostra, Plexiglass Cello TV, Fluxus Island in Décollage Ocean Human, Ecce Homo e Zen for Head, oltre a 5 installazioni di sei artisti coreani contemporanei – Sunmin Park, Ahn Kyuchul, Unmake Lab, eobchae × Ryu Sungsil, Shiu Jin e Jesse Chun, e una nuova produzione di Park Jiha.

Il percorso è poi punteggiato da preziosi manufatti legati agli aspetti filosofici e rituali della tradizione culturale e artistica coreana, fra cui uno specchio in bronzo a otto lobi di epoca Goryeo, una bottiglia piriforme in gres del XV secolo e la Moon-jar di Kwon Dae-sup del 1952, giunti in prestito da prestigiosi musei d’arte asiatica in Italia e in Europa, tra cui il Museée national des Arts asiatiques Guimet di Parigi, il Museo E. Chiossone di Genova e il Museo delle Civiltà di Roma.

Proprio dal Museo E. Chiossone proviene anche l’Avalokitesvara Watermoon (XIV secolo), un raffinato dipinto su seta che potrà essere eccezionalmente esposto grazie al delicato restauro promosso in occasione della mostra.

Una sezione particolare del percorso a cura di Kyoo Lee è poi dedicata all’esplorazione della cultura sciamanica coreana in relazione alla figura di Nam June Paik, mentre una sala di consultazione è dedicata all’approfondimento degli artisti contemporanei su progetto dell’architetta coreana Kun-Min Kim.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo in italiano e in inglese edito da Silvana Editoriale. La pubblicazione include saggi inediti a cura di Davide Quadrio, Joanne Kim, Manuela Moscatiello, Kyoo Lee. Ampio spazio è stato inoltre riservato agli artisti contemporanei invitati a partecipare alla mostra.

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