A Villa Manin, Esedra di Levante, a Passariano di Codroipo (UD), fino al12 aprile 2026 è ospitata la mostra “Confini. Da Turner a Monet a Hopper. Canto con variazioni”, a cura di Marco Goldin, che si propone come l’evento di punta di “GO! 2025 Nova Gorica – Gorizia, European Capital of Culture”, di cui interpreta il tema.
Va riconosciuto che, se la firma curatoriale e l’idea sono di Marco Goldin, è altrettanto vero che “Confini” ha un secondo “padre”: Massimiliano Fedriga, Governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha sposato appieno il progetto scientifico e si è adoperato per realizzare le condizioni per poter creare, nel complesso monumentale di Villa Manin, spazi sicuri e adeguati ad accogliere i prestiti internazionali che rendono assolutamente unica, e difficilmente replicabile, questa grandiosa rassegna.
Oltre cento opere a raccontarli, quei confini. Opere concesse da una quarantina di musei sia europei sia americani e da gelose collezioni private. La competenza e le relazioni di Goldin, collaudate da decine di mostre di successo, hanno aperto porte “impossibili”.
Questa mostra offre un insieme di capolavori che lascerà il pubblico a bocca aperta, sia per la qualità dei dipinti che, poi, lasciandosi trasportare dall’emozione, dalle assonanze, dalle atmosfere, si resterà colpiti dalla profondità degli assunti che vengono sottesi, e poi emergono. Quindi dalla scelta di ciascuna opera e dalla sua relazione con quelle vicine, dai richiami alla letteratura, alla musica, alla psicanalisi. Così che il piacere estetico diventerà “solo” il punto di partenza per valicare confini che conducono a viaggi fuori e dentro di sé.
Si tratti di Kiefer o Constable, di Friedrich o Bacon, di Hopper o Nolde, di Van Gogh (il curatore ha scelto di riunire, qui, per la prima volta i due soli ritratti che l’artista ha realizzato ai compagni di vita del manicomio in cui egli stesso era rinchiuso), di Monet, Segantini, Winslow Homer, Frederic Edwin Church, Renoir, Degas, Gauguin, Pissarro, Courbet, Hodler, Nicolas de Staël, Mondrian, Rothko, Cezanne o Thomas Cole o Sanford Robinson Gifford, Edvard Munch o Henri Matisse e Amedeo Modigliani, Richard Diebenkorn e Andrew Wyeth o Hokusai e Hiroshige…mutano colori, ambienti, modalità di racconto, sensibilità. Ma, quale che sia la scala, dal maestoso al minuscolo, e l’intervallo di tempo, “accade sempre qualcosa, su ogni scala c’è un’armonia da cogliere, una struttura che si forma o che muore”.