La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso


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“La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso”, è la mostra allestita negli spazi del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, fino al 12 gennaio 2025, realizzata a cura di Davide Caroli e Martina Elisa Piacente, con la collaborazione di Marco Fagioli, promossa dal Comune di Bagnacavallo e organizzata dal Museo Civico delle Cappuccine.

Henri de Toulouse-Lautrec, copertina per Les courtes Joies di J Sermet, litografia, 1897, collezione Sabbatani – Biblioteca comunale di Faenza, inv Sab 83288

Con questa mostra si avvia alla conclusione la programmazione che ha caratterizzato nell’ultimo triennio le proposte delle istituzioni culturali bagnacavallesi, incentrata sul tema del paesaggio, e che quest’anno è dedicata al paesaggio umano.

La rivoluzione dell’arte tra Ottocento e Novecento ha modificato irreversibilmente i linguaggi artistici, contemporaneamente sintomo e conseguenza della ricerca di un nuovo senso dell’io e della costruzione di una nuova concezione del mondo.

La mostra intende ripercorrere questo viaggio di profonda revisione del sé e della rappresentazione della realtà attraverso le mutazioni dei segni nell’arte dell’incisione, partendo da alcune grafiche di Goya, primo artista dalla sensibilità moderna, e da una rarissima matrice xilografica di Doré, uno dei più noti incisori dell’800, passando attraverso l’iconico e ironico tratto di Daumier e arrivando alle poco conosciute grafiche impressioniste, con fogli di Manet, Renoir e Degas, e ai così detti post-impressionisti da Toulouse-Lautrec, Matisse, Wlaminck a Gauguin, Cezanne e Bonnard.

In un momento di tale fervore artistico moltissimi furono i movimenti che nacquero e nei quali gli artisti si raggrupparono per sostenersi a vicenda in questi tentativi di affermare le novità espressive di cui erano portatori: dall’espressionismo tedesco con Ensor, Grosz, Kirchner, Kokoschka, Kollwitz, Masereel, Nolde, Pechstein, Schiele, al Simbolismo di Redon e Alberto Martini; dall’astrattismo di Kandinskij e Klee al Surrealismo di Ernst, Man Ray, Magritte, Dalì, Picabia.

Non sono tralasciate poi le esperienze di quegli autori che sono difficilmente circoscrivibili in movimenti codificati: gli italiani Arturo Martini, de Chirico, Morandi, Wildt, Boccioni, Marini, Manzù, Carrà, Campigli e gli europei Chagall, Rouault, Giacometti, Léger, con una spazio importante riservato al lavoro di Picasso, l’autore che forse più di tutti ha segnato l’arte del’900 e che ha utilizzato tutto lo spettro delle tecniche artistiche, comprese quelle calcografiche, per esprimere il suo pensiero.

In mostra, a fianco di quasi cento opere su fogli sciolti, sono esposte anche diverse pubblicazioni grazie alle quali si diffusero più rapidamente le nuove stampe: veri e propri libri d’artista, come quelli realizzati interamente ad esempio da Matisse, o riviste e volumi nei quali venivano pubblicate litografie di quegli artisti ritenuti i più grandi innovatori del segno grafico di allora, a testimoniare come anche grazie alla comunicazione di massa le correnti più innovatrici e lontane dalle accademie si affermarono pian piano nell’immaginario collettivo.

Un’esposizione che attraverso l’analisi delle opere di alcuni tra gli artisti più importanti degli ultimi due secoli ripercorre fondamentali tappe della storia dell’umanità, che hanno portato trasformazioni nella concezione del mestiere dell’artista e delle finalità dell’arte stessa, portandola da una dimensione più accademica ad una più intima e personale, che fa sì che ancora oggi queste opere appaiano ai nostri occhi così contemporanee e vicine alla nostra sensibilità.

La mostra, realizzata grazie alla preziosa collaborazione di diversi musei, al prestito di generosi collezionisti, e al prezioso supporto di MIXER s.p.a. ed Edison Stoccaggio Spa, è accompagnata da un catalogo che include le fotografie di tutte le opere esposte.

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