La Montagna fra disastro e soluzione


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Una mostra di Paul Virilio vista a Parigi sulla teoria del “disastro” (Ce que arrive) metteva l’attenzione su causa ed effetto fra tecnologia e incidente, o disastro che dir si voglia. Nel senso che un areo, o una nave, come un’auto quando va a velocità esagerata porta già in sé il pericolo dell’incidente, del disastro.

Alkan Nallbani, serie Disastri, olio su tela. Cm 180 X 120

Ogni giorno siamo in attesa di qualcosa di straordinario che colpisca la mente di più del giorno prima. Basti guardare l’ansia con cui i telegiornali ogni giorno ci propinano le notizie creando in noi una continua aspettativa di disastro! Il “disastro” quindi fa parte delle nostre aspettative angoscianti. Alkan Nallbani, pittore albanese, con sede in New York e Firenze, via Tirana, ha messo in essere dei cicli pittorici legati ai disastri, ma anche agli esploratori, che come gli scienziati aprono le strade, concettualmente parlando, alla presenza di una civiltà sempre più slegata dalla natura, ma intimamente legata al “progresso” in quanto “prodotto” sociale. Questo suo sguardo rovesciato si può trovare nel ciclo degli Explorers. Lasciamolo raccontare: “L’anno scorso ho iniziato un progetto intitolato “Esploratori: Il Monte Everest Dentro di Noi.” È stato ispirato da una fotografia risalente al 1953 che ho trovato per caso in un mercato di libri antichi a Firenze. Raffigura due persone che scalano il Monte Everest; inizialmente la fotografia mi ha intrigato per le sue qualità artistiche, i colori sfocati e la storia datata. Ho iniziato a disegnare la scena, e mentre lo facevo, mi sono ritrovato catapultato nei ricordi della mia infanzia, crescendo sotto il regime comunista in Albania.” Qui siamo di fronte ad un disastro “politico”: la fine di un regime comunista fra i più duri e il sogno di un giovane legato alla montagna come luogo di espiazione e di ascesa! L’antropologo psicanalista dei sogni Géza Ròheim, inviato da Freud a studiare i sogni degli Aborigeni in Australia (1929), nel suo “Le Porte del Sogno” pone fra gli Arcani del sogno comuni a tutta l’Umanità, oltre alla Caverna e all’Acqua vi colloca pure la Montagna. E qui può aiutarci il romanzo di Thomas Mann con la sua “Montagna Incantata”: un microcosmo sociale con tutte le contraddizioni tipiche del mondo dentro ad un sanatorio ai piedi delle montagne di Davos in Svizzera. Un altro libro che tratta la montagna come microcosmo è il catalogo della mostra “Le Mammelle della Verità” dedicata al Monte Verità di Ascona, sempre in Svizzera, mostra tenuta a Venezia nel 1978 da Harald Szeemann. Ad Ascona si potevano incontrare, nel periodo fra le due guerre, Isadora Duncan, l’industriale Singer, Carl G.Jung, Thomas Mann, Hermann Hesse che qui scrisse la prima parte di Shiddhartha,  i pittori Paul Klee e Alexei Jawlenskjii, i russi espatriati in Europa, i primi Naturisti, insomma tutta l’intelligenza dell’epoca. Sembra che il Monte Verità di Ascona sia un epicentro del magnetismo mondiale.

Inoltre, la Montagna per i mistici è l’elemento di formazione per eccellenza sia nella cultura induista che in quella cristiana. Salire verso il sole, verso il cielo dove sta la purezza. E scendere, viceversa, verso le profondità dell’Inferno, della Caverna dell’Utero, sino all’acqua del liquido amniotico della salvezza per uscirne umani. L’acqua santa che altro è se non un nuovo inizio dentro la madre chiesa? Ancora Nallbani: “Durante l’epoca del regime comunista erano permessi solo occasionalmente dei documentari sull’esplorazione. Quando avevo circa 10 anni, un documentario sulla scalata del Monte Everest di Sir Hillary riuscì a superare la censura del governo, e lo guardai con meraviglia mentre lui e lo Sherpa Norgay conquistarono la montagna. Diventarono idoli globali, ma rimasero in me un’aspirazione unica: quella del “sacrificio”, perseverando nella conquista creando in me l’idea che il monte Everest è dentro ciascuno di Noi!” Ecco qui il senso profondo del suo lavoro pittorico. Le immagini possono regalare una visione di forza, di solarità che è la parte bella della conquista mentre sotto, come un magma, si muove il “disastro” della vita appesa alla montagna in solitaria dentro ad un sacco puntellato sulla roccia, o all’interno di una tendina su un dirupo innevato in attesa della luce del giorno. O, ancora la catastrofe della caduta vertiginosa nella montagna. Lì sei solo con il tuo essere interiore, col tuo “demone” e la Natura che ti attornia non è madre benigna, ma ostile. Tutto ciò sta dietro alla pittura di Alkan Nallbani. Basti leggere l’autobiografia di Reinhold Messner o le memorie di Lino Lacedelli per capire di quali sacrifici, e a volte di quali rovinosi disastri, o di quali conquiste  parliamo.

Mostra: “La Montagna fra disastro e soluzione”, dal 31 luglio al 30 agosto 2024, nell’ambito dei mercoledì musicali, presso Androne 51 – Studio Work – The Art Agency, Portogruaro (VE).

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