“Upwards/Downwards. Il Teatro Andromeda di Lorenzo Reina”, la mostra alla GAM, Galleria d’Arte Moderna di Palermo fino al 15 novembre, a cura di Alessio Bortot, Agostino De Rosa e Imago rerum, prodotta dall’associazione Sole Luna – Un ponte tra le culture, rivela tutti gli aspetti scientifici di una tra le più suggestive opere del panorama internazionale di land art.
È uno dei progetti più suggestivi del panorama internazionale di land art. Due volte ospitato alla Biennale di Venezia e tra i luoghi della Sicilia più fotografati e “condivisi” sui social. Adesso, per la prima volta, una mostra ne racconta gli aspetti scientifici più segreti, studiati negli ultimi due anni da Imago rerum con le università di Venezia e di Trieste, unendo fotografie d’arte in grande formato a rilievi e modelli digitali che ne rivelano la complessità. Il progetto è quello del Teatro Andromeda, immaginato e realizzato in tre decenni dal pastore e scultore Lorenzo Reina sulla cima di un colle dei Monti Sicani, ma affacciato sullo spazio geografico e celeste.
Questa mostra è uno degli eventi che hanno aperto la 19esima edizione del Festival internazionale di cinema documentario Sole Luna Doc, segnando la ripartenza delle esposizioni temporanee internazionali accanto alla prestigiosa collezione permanente del museo. Arricchisce la mostra un prezioso catalogo con l’intervento dei curatori che riassume la storia dell’incontro tra Imago rerum e il maestro Reina e gli interventi scientifici della scrittrice e giornalista Lauretta Colonnelli, dell’architetto Gabriella Liva e di Damiano Rossetto che affiancano l’opera del maestro Reina ad altre importanti opere di land art come Roden Crater di Turrell (1936) in Arizona7, lo Star Axis di Charles Ross (1973) nel deserto del New Mexico, e l’intervento di Hannsjörg Voth (1940) in Marocco.
Nelle sale della GAM, oltre alle suggestive foto scattate in questi anni da Christian Reina, figlio del maestro Lorenzo, sono esposti i rilievi e i modelli digitali del complesso eseguiti, nel corso del 2023/2024, dall’Università Iuav di Venezia e dall’Università degli Studi di Trieste che mostrano, insieme al plastico realizzato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, anche gli allineamenti celesti, solstiziali ed equinoziali, di alcuni elementi tettonici e decorativi del teatro che ne fanno una sorta di vascello stellare in viaggio verso il cosmo infinito. Un’opera in continuo divenire. La mostra racconta la storia dell’artista-pastore e del teatro e si propone di far vivere ai visitatori la suggestione del paesaggio e della volta celeste. Ma soprattutto, di fare conoscere l’evoluzione del progetto, concluso nella sua nuova formulazione architettonica nel marzo dello scorso anno.