Colorescenze / Yu Ji


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Al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, sono ospitate contemporaneamente due mostre: Colorescenze, fino al 31 ottobre e Yu Ji, fino all’8 settembre.

Giulia Cenci, Progresso scorsoio, 2021, componenti macchinari agricoli, di auto, moto, grate, metallo

La collettiva “Colorescenze. Artiste, Toscana, Futuro”, a cura di Stefano Collicelli Cagol e Elena Magini, riunisce le opere di: Francesca Banchelli, Chiara Bettazzi, Chiara Camoni, Giulia Cenci, Isabella Costabile, Helena Hladilová, Christiane Löhr, Daniela De Lorenzo, Lucia Marcucci, Margherita Moscardini, Moira Ricci, Sandra Tomboloni. 

Le dodici artiste, toscane di origine o di adozione, appartengono a diverse generazioni e sono impegnate nella produzione di nuove forme e nuovi immaginari con materiali spesso raccolti sul territorio, sempre capaci di suggerire strumenti e vocaboli inaspettati per costruire il futuro. Il titolo è esemplificativo: una parola ispirata da un collage di Lucia Marcucci che sembra unire, attraverso il riferimento al colore e alla conoscenza, universi differenti, ma mai come oggi così vicini: l’arte, la scienza e la sapienza.

Le opere traggono linfa dalle comunità di riferimento, dai materiali trovati, naturali o artificiali, dalla possibilità di collaborare con maestranze artigiane e da una relazione dialogica con il paesaggio. Nelle sale dell’Ala Gamberini del Centro Pecci, prende forma un’immersione inedita nella capacità di un territorio condiviso di evocare esperienze differenti, rispondenti ad attitudini personali e non assimilabili a un’unica matrice, testimoniando di una modalità di fare arte alternativa ai modelli maschili consolidati.

La scelta di presentare le opere di un gruppo di artiste afferenti al contesto regionale risponde al particolare ruolo del Centro Pecci e della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana quali organismo di coordinamento della produzione artistica della regione. 

“Yu Ji. Hide Me in Your Belly”, a cura di Stefano Collicelli Cagol, è la prima personale in Italia dell’artista cinese che si è imposta all’attenzione internazionale con la Biennale d’arte di Venezia del 2019. L’opera di Yu Ji trae ispirazione per la sua pratica di scultrice dal contesto in cui si trova a vivere e lavorare, dando vita a forme non finite che evocano corpi e situazioni in transizione e legate al quotidiano. La mostra nasce dal confronto quotidiano con il contesto della città di Prato e gli spazi del Centro Pecci dentro i quali l’artista ha prodotto nuove opere accanto a già esistenti.

Il titolo della mostra richiama il mondo delle favole, dove l’invito a nascondersi nella pancia può servire sia a proteggere, sia a trarre in inganno il malcapitato, spingendolo verso l’essere mangiato.

Questa ambiguità pervade anche la ricerca artistica di Yu Ji, una pratica aperta e in continua trasformazione. La mostra, infatti, è parte di una ricerca avviata dall’artista nel 2023 presso il CCA Berlin con la mostra Miss Shell, Delta, and Two Noughts. Alcune sculture di gesso realizzate in quell’occasione sono state trasformate per la mostra di Prato, attraverso un processo di continua rimodellazione. Altre sculture in cemento, che avevano già raggiunto la loro conformazione definitiva, sono state invece ricontestualizzate in questo nuovo spazio espositivo. Nei video l’artista associa i movimenti della sua pratica scultorea ai momenti di gioco con il bambino, due dimensioni che si sono sempre intrecciate nello spazio a spirale del Centro e che documentano i diversi utilizzi che l’artista ne ha fatto: studio, playground per il figlio, luogo di ricerca. Il tempo è il protagonista della ricerca di Yu Ji: la sua opera accoglie infatti tutti gli accadimenti della sua vita personale.

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