Roberta Bertazzini. Anitya


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Roberta Bertazzini è a Torino fino al 25 novembre dove, alla Domus Lascaris, espone la sua mostra intitolata “Anitya”, una collezione di opere che interpretano in chiave artistica le geometrie dell’impermanenza, intesa come consapevolezza dell’essenza effimera di ogni elemento materiale, transitorietà di tutti i fenomeni e delle emozioni, che si trasformano e svaniscono in divenire.

Roberta Bertazzini, Anitya, Domus Lascaris, Torino

La mostra, promossa dal Gruppo Building, che conferma il suo sostegno al circuito dell’arte contemporanea, è composta da 10 opere fruibili in ogni momento della giornata da chi percorre le vie Lascaris, Francesco d’Assisi e Dellala. Una raccolta di sculture e installazioni che intendono contemplare il cambiamento costante, l’abbandono dell’attaccamento al materiale e la bellezza nascosta nel processo di trasformazione.

All’interno dello spazio espositivo, situato al piano terra di Domus Lascaris, sono programmati degli incontri con l’artista, che guiderà i visitatori alla scoperta della propria personale esperienza creativa, dove riconoscere la fragilità e la bellezza del cambiamento contribuendo alla realizzazione di un’opera collettiva.

“Anitya”, che nella lingua sanscrita significa proprio “impermanenza”, è un concetto ispirato alla dottrina buddhista, la rappresentazione con la quale l’artista intende mettere a nudo il senso del cambiamento e la mutevolezza che interessa le vite delle persone e del mondo che le circonda, rappresentando la metamorfosi degli elementi sottoposti all’impulso creativo. La materia, così come l’uomo, attraversa un viaggio di evoluzione, disgregandosi e mutando in un processo che riflette l’esperienza umana. Questa collezione esplora il mondo dell’ossidazione, della rottura accidentale o indotta, e delle alterazioni che avvengono secondo le leggi della fisica, come quelle provocate dal calore. Roberta Bertazzini (Torino, 1969), ha dedicato la sua carriera alla ricerca e all’esplorazione della bellezza nella trasformazione. Il suo lavoro si distingue per il rapporto tattile con la materia e per la capacità di manipolare materiali tra loro apparentemente differenti, dal vetro al tessuto, dalla carta al ferro o l’alluminio ossidato, dall’acquerello alla foglia oro trasfigurata. Le sue installazioni, spesso in contesti architettonici, trasformano gli ambienti in tele espressive. Infatti, la sua opera Oxidum, realizzata nel 2020, è perfettamente integrata nella struttura di Domus Lascaris e ha fatto da sfondo a tutte le esposizioni di arte contemporanea che si sono susseguite all’interno della galleria.

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