Alla Scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore (VCO), fino al 3 novembre è allestita la mostra “Gian Maria Rastellini nella Milano di Grubicy e Tosi”, a cura di Lorella Giudici e Elisabetta Staudacher, che intende ripercorrere la formazione e l’attività artistica di Gian Maria Rastellini (1869–1927) e del fratello Gian Battista Rastellini (1860–1926), anch’egli pittore e decoratore, originari di Buttogno.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Rossetti Valentini, in collaborazione con il Comune di Santa Maria Maggiore, Fondazione Compagnia San Paolo, Fondazione Comunitaria del VCO Ente Filantropico, Museo dell’Emigrazione Vigezzina nel Mondo, Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli d’Ossola e SSIF Società Subalpina di Imprese Ferroviarie SSIF in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita, con il patrocinio di AICA Italia (Associazione Internazionale Critici d’Arte), della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, della Fondazione Ciolina, della Collezione Poscio e di Asilo Bianco con il supporto dell’Archivio Rastellini, Big Ciaccio Arte e Gruppo Folkloristico Valle Vigezzo.
Il percorso espositivo si noda in cinque sezioni: “La formazione. Dalla Val Vigezzo a Brera”, dopo i primi insegnamenti artistici ricevuti assieme al fratello Gian Battista da Carlo Giuseppe Cavalli e dal figlio Enrico, alla scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, il giovane Gian Maria perfeziona la sua preparazione pittorica presso l’Accademia di Belle Arti di Milano, città in cui vive e lavora fino alla sua scomparsa; “Il Sogno: Nana, la modella prediletta”, illustra il legame di Gian Maria con la sua famiglia e in particolare con la sorella, protagonista del capolavoro assoluto del pittore, esposto nel 1891 alla prima triennale di Brera a Milano e, nel 1913, alla mostra internazionale di Monaco di Baviera dove vincerà una medaglia d’oro; “I paesaggi vigezzini tra realtà e ricordo”, i luoghi della sua giovinezza con cui il pittore manterrà sempre un legame molto forte. L’amore per la casa natìa di Buttogno, i luoghi della sua infanzia e la natura della sua valle spingono Rastellini a mantenere un rapporto con gli amici di sempre, in particolare con Carlo Fornara e con Giambattista Ciolina; “La Milano di Grubicy e Tosi”, quarta sezione che dà il titolo alla mostra, racconta della vita milanese, dove Gian Maria condivide con il fratello Gian Battista la casa e lo studio in via Monforte. Qui l’artista si afferma come ritrattista della borghesia lombarda, mettendo in atto al meglio gli insegnamenti dell’amato maestro Enrico Cavalli; “Le marine liguri” è la quinta sezione. La raffigurazione del vero di cui, fin dai primi anni della sua attività, Gian Maria subisce il fascino, si ritrova non solo nei suoi quadretti montani, ma anche nelle vedute di mare realizzate in Liguria. Il legame fortissimo con la prima figlia Maddalena, detta Nene, nata nel 1906, lo spinge infatti a trovarle, durante la prima guerra mondiale, una sistemazione adeguata nei dintorni di Genova. Sturla, Nervi, Quarto sono i luoghi in cui Rastellini vive gli anni del conflitto bellico, immergendosi nell’osservazione del mare, dei suoi colori cangianti che tanto hanno attratto Enrico Cavalli.
L’esposizione è arricchita da numerosi documenti, registri scolastici, lettere, cartoline, oggetti personali e da due album fotografici realizzati da Emilio Sommariva. La documentazione proviene dagli archivi di famiglia e da quelli del Mart di Rovereto, dell’Accademia di Brera, della Società perle Belle Arti ed Esposizione Permanente, oltre a quelli di Fornara e Tosied è pubblicata nel catalogo, edito dalle Belle Arti Vigezzo, con le immagini di tutte le opere esposte, alcune lettere inedite e i testi critici delle curatrici Lorella Giudici e Elisabetta Staudacher.