Le opere di Antonio Ligabue e Renato Guttuso, massimi interpreti della pittura figurativa italiana del Novecento, fino al 30 settembre sono ospitate al Museo Stanze della Memoria di Barga (LU), in una doppia personale promossa dal Comune di Barga con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il patrocinio del Consiglio regionale della Toscana e della Provincia di Lucca e organizzata dalla Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia.
Il percorso espositivo comprende una ventina di opere di due artisti che, pur distanti artisticamente e culturalmente, hanno parlato di realtà, scrivendo pagine importanti della storia dell’arte moderna.
Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, Reggio Emilia, 1965) ha raccontato la sua realtà personale, quella dei paesaggi svizzeri, e poi emiliani, nei quali era profondamente immerso. L’artista ha dipinto la campagna e il lavoro agricolo, ma anche il lato più selvaggio e istintivo della natura, attraverso gli animali e il loro microcosmo. Con i suoi dipinti, Ligabue restituisce un mondo che va scomparendo e anzi, già in parte, non c’è più. Negli animali, trova qualcosa della sua stessa natura che ritorna anche nei celebri autoritratti, che altro non sono se non un modo per guardarsi dentro. In mostra a Barga sono presenti: una delle sue iconiche tigri, una cavalla con il puledrino e un soggetto più che mai classico nella sua produzione, il rientro dai campi.
Renato Guttuso (Bagheria, Palermo, 1911 – Roma, 1987), il maestro del Realismo Sociale, ha descritto la realtà partendo, invece, dalla società e dall’attualità. L’artista ha narrato storia e politica italiane: ha dipinto un’Italia in divenire, nei suoi aspetti istituzionali, ma anche in quelli quotidiani, ritraendo personaggi pubblici, sportivi, lavoratori e persone comuni.
In questa mostra sono presentati i suoi dipinti dei soggetti più amati e ricercati dai collezionisti, ossia le nature morte. Sono inoltre esposti due paesaggi ad olio, capaci di condurre il visitatore in un viaggio lungo tutta la Penisola, dalle Alpi alla Sicilia, dal Monte Rosa a Palermo. Completano il progetto alcune rare opere su carta: gli appunti di un viaggio in Egitto che Guttuso compie nel 1959 con Giovanni Pirelli (che userà in quella occasione lo pseudonimo di Franco Fellini) e alcuni bozzetti per costumi teatrali, che testimoniano la felice attività del Maestro di Bagheria per il teatro.
Un confronto a distanza tra due artisti intensi e appassionati, che hanno elaborato nel tempo un linguaggio estremamente personale, nel quale si stemperano storie e memorie. Entrambi gli artisti hanno, infatti, raccontato la realtà come pochi hanno saputo fare, entrando in essa profondamente, sebbene da porte diverse, ciascuno ricco del proprio bagaglio culturale, della propria sensibilità personale e del proprio vissuto. La mostra, realizzata con il supporto di Renaissance Tuscany Il Ciocco Resort & Spa, è accompagnata da un catalogo pubblicato da Vanillaedizioni.