Nell’80° anniversario della storica battaglia di Cassino, una mostra diffusa in tre sedi museali molisane rievoca, attraverso gli scritti e le immagini di un artista americano che fu tra i protagonisti della Scuola di New York: “William Congdon e l’American Field Service in Molise 1943-1944”, curata da Rodolfo Balzarotti, Francesco Gesti, Cinthia Benvenuto.
La mostra è dislocata nelle sedi: Museo Archeologico Nazionale di Campobasso (Museo Sannitico), Museo Nazionale di Castello Pandone, Venafro, Castello di Civitacampomarano, fino al 24 ottobre 2024 ed è promossa da Ministero della Cultura, Parco Archeologico di Sepino, Museo Sannitico di Campobasso, Direzione Regionale Musei Molise in collaborazione con The William G. Congdon Foundation e Fondazione Intercultura ets.
Si tratta delle vicende di quando gli eserciti degli Alleati si affrontarono con le truppe naziste per lunghi mesi sulla cosiddetta Linea Gustav, un sistema di fortificazioni lungo il fiume Sangro culminante nel formidabile bastione di Montecassino.
Di questi fatti noti la mostra rievoca una serie di capitoli ancora sconosciuti: la presenza della leggendaria associazione di volontari ambulanzieri dell’American Field Service e il loro impegno a favore della popolazione civile in uno spirito alieno dalle logiche di guerra di cui si fa portavoce lo stesso Congdon nei suoi epistolari, nel suo memoriale In the Death of One (da qui la citazione riportata nel titolo della mostra) e nei disegni eseguiti sul luogo, carichi di una struggente partecipazione alle sofferenze umane. E ancora nel pieno della guerra, la sua collaborazione insieme con il collega ambulanziere John Harkness, architetto di prestigio, alla stesura di un piano urbanistico delle città di Isernia semidistrutta dai bombardamenti. Significativo è il rapporto con i Polacchi del 2° Corpo d’Armata con cui condivise il sanguinosissimo assalto finale a Cassino nel maggio del 1944; e ancora il suo ritorno in Molise nel 1946, insieme con una missione dei Quaccheri, per la ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra, anticipando gli interventi del Piano Marshall e dell’UNRRA. Una trentina di opere a olio dell’artista, scelte da tutti i periodi del suo lungo percorso creativo e collocate nella sede di Castello Pandone a Venafro, corona la parte storica con immagini in cui si documenta la persistenza delle ferite della guerra nel corpo stesso della pittura.
A Civitacampomarano, una piccola rassegna di pastelli eseguiti da Congdon presenta, con una nota più luminosa e distesa, un ulteriore aspetto dell’opera di questo maestro del secondo dopoguerra ancora poco noto.