Al MAXXI, Museo delle Arti del XXI secolo di Roma, è composta la mostra “Giovanni Anselmo. Oltre l’orizzonte”, a cura di Gloria Moure, un focus completo sulla ricerca di Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934 – Torino, 2023), nonché l’ultima da lui progettata prima della sua scomparsa lo scorso dicembre ed è il frutto della prestigiosa collaborazione con il Guggenheim Museum Bilbao.
Tra il visibile e l’invisibile, le opere in mostra restituiscono al pubblico il ritratto di un artista legato al gruppo dei Poveristi, ma che al contempo ha saputo smarcarsi da qualsiasi etichetta creando il proprio alfabeto artistico, che nella fisicità, nei concetti di spazio e di tempo nonché nell’ampia gamma di mezzi ed elementi adoperati ha trovato la sua caratterizzazione.
All’ingresso della mostra si è accolti da “Particolare” (1972 – 2024), una proiezione luminosa a parete che appare a sorpresa in luoghi di passaggio del Museo, tracciando così l’itinerario che porta all’ingresso della galleria 5. Le immagini di “Identifications: Giovanni Anselmo” (1970) e “Etcétera” (1995), una delle rare interviste concesse dall’artista alla Televisión gallega, segnano l’ultimo tratto del corridoio sospeso da cui si accede alla mostra.
Si è poi accolti da “La mia ombra verso l’infinito dalla cima dello Stromboli durante l’alba del 16 agosto 1965” (1965), raccontata dallo stesso Anselmo come un mero souvenir, la fotografia di un momento che è divenuto opera nell’istante in cui è accaduto e che ha segnato un’imprescindibile tappa della sua carriera artistica.
L’ingresso, sottolineato sulla parete destra dai sedici disegni che compongono “Particolare di infinito” (1969 – 79), è in un grande spazio aperto, “abitato” da alcuni dei lavori più celebri di Anselmo.
Proseguendo verso la vetrata, racchiusi tra “Direzione (Est)” e “Direzione (Nord)” del 1967 – 1978, un gruppo di lavori degli anni Sessanta, di cui fa parte “Torsione” (1968), prestito della GAM di Torino, e l’opera “Dissolvenza” (1970).
Concludono il percorso “Senza titolo (Struttura che beve)” del 1968 e alla sinistra della vetrata tre grandi elementi di lastre in pietra dell’opera “Senza titolo”, del 1988 – 1990.
Oltre ai prestiti di importanti musei, le trenta opere in mostra provengono in gran parte dalla collezione dell’artista e da importanti collezioni private di tutta Europa.
Ad accompagnare la mostra un ciclo di dialoghi interdisciplinari con scienziati, psicologici, antropologi e sociologi su alcune parole chiave connaturate nella ricerca di Anselmo: Gravità, intesa come forza fisica e anche come principio che unisce il materiale e l’immateriale, il visibile e l’invisibile; Magnetismo, fenomeno attraverso il quale l’artista lavora sul concetto di orientamento, tensione e infinito; Crisi, letta come un momento di potenziale trasformazione che contiene in sé l’energia del cambiamento. Il catalogo, edito da Poligrafa editore 2024 e pubblicato in occasione della mostra, traccia il percorso di Giovanni Anselmo dagli anni Sessanta agli ultimi lavori con un ampio racconto che attraversa tutta la carriera dell’artista e riunisce immagini storiche, saggi, una biografia critica e una bibliografia selezionata.