Al Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano, fino all’8 settembre è esposta la mostra “Collòculi / Intro-Spectio”, opere dell’artista Annalaura di Luggo, realizzata con il supporto del Ministero della Cultura, curata da Gabriele Perretta e corredata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, con testi del curatore e di Demetrio Paparoni.
L’evento, che vede il coordinamento di Marcello Palminteri, è organizzato con il supporto di Jus Museum di Napoli, della Fondazione Banco Napoli, di Luca de Magistris Private Fideuram, di Lead Broker & Consulting, di GM Ambiente & Energia e di FC Group Agenzia Allianz Velletri.
Collòculi è una gigantesca interpretazione scultorea dell’occhio umano, realizzata in alluminio riciclato al cui interno è posta un’iride interattiva. Prende il suo nome dalla fusione di due parole: collŏquĭum, conversazione, dialogo, incontro, e ŏcŭlus, occhio, organo della vista, e ne combina i significati incoraggiando lo spettatore al colloquio attraverso lo sguardo.
L’installazione assume espressione di vitalità grazie alla tecnologia: la “pupilla” di Collòculi, infatti, trasmette contenuti multimediali interattivi “real time”, attraverso un sistema di telecamere “gesture recognition” che permette al fruitore di diventare parte integrante dell’azione.
In mostra è esposta anche una selezione di opere dal ciclo Intro-Spectio realizzate attraverso un duplice processo di stampa e foratura su Dibond e Plexiglas.
Questi lavori di Annalaura di Luggo si propongono in una suggestiva tridimensionalità, con fori sulla superficie fotografica che appaiono come un “grembo di luce”: qui si annidano iridi di uomini e animali, fotografati dalla stessa artista con uno speciale obiettivo.
L’opera forma così uno o più livelli, che propongono una piattaforma creativa grazie all’organizzazione di piani paralleli o vagamente asimmetrici, che cambiano secondo il punto di vista dell’osservatore.
Al centro dell’attenzione sempre l’iride, inserita su opere d’arte antica e moderna, dove un occhio, fotografico o video, si affaccia dalla zona cardiaca, “mimando battiti di visioni”, anima di ogni cosa, in cui lo spettatore è invitato a rispecchiarsi.
Nel percorso di mostra il filo conduttore permette di scoprire il lavoro di Annalaura di Luggo la cui traiettoria si orienta tra ricerca multimediale, fotografia, video e regia, secondo una coerenza stilistica che si nutre delle infinite possibilità suggerite dall’organo della vista. L’iride, in “Collòculi”, dà vita al video multimediale “We Are Art”: qui il punto di partenza sono gli occhi di quattro ragazzi (Pino, Youssouf, Larissa e Noemi) che svelano il proprio universo umano raccontando poeticamente come hanno affrontato avversità quali bullismo, discriminazione razziale, cecità, alcool e criminalità. Attraverso i linguaggi della videoarte, del sound design e della realtà immersiva, si confrontano con l’osservatore, catturato dal loro sguardo che, grazie a sofisticate telecamere, entra a far parte della scena, sollecitando un confronto che non può essere senza conseguenze, perché “guardarsi negli occhi” significa predisporsi al dialogo, all’incontro. “Collòculi > We Are Art” rappresenta un’affermazione del valore dell’individuo come parte attiva della società. L’intento è quello di invitare i soggetti più fragili a recuperare la propria identità, a partire dalla riscoperta e dalla custodia del senso “autopoetico” di sé nella consapevolezza che tutti siamo opere d’arte: “We Are Art!”.