Quindici curatori, di generazioni diverse e ambiti critici eterogenei, hanno individuato quindici artisti che hanno offerto una propria interpretazione degli spazi storici di una delle accademie più antiche d’Europa, intesa come “Casa degli Artisti”: l’Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, a Roma dove, fino al 28 giugno, è ospitata la mostra “Rifrazioni. 15 curatori x 15 artisti”.
L’Accademia, che è stata ideata come un sodalizio di artisti ed architetti e, sulla propria autonomia ed indipendenza, ha costruito il suo prestigio ed il suo carisma e a tutt’oggi, elabora il suo percorso sulla volontà esclusiva degli artisti, degli architetti e degli storici che la compongono.
È in questa luce, ed è proprio il caso di usare questa espressione, che dobbiamo intendere questa mostra.
Abbiamo tutti in mente il prisma di cristallo di Isaac Newton che, attraversato da un raggio di luce bianca, la scompone facendola riverberare nello spettro luminoso multicolore altrimenti invisibile.
Trasformazione, moltiplicazione, mutamento, deviazione, relazione, irradiazione, apparenza, continuità, riflesso, svelamento, rivelazione, sono solo alcune parole riferibili al prisma newtoniano, sovrapponibili a ciò su cui gli artisti ogni giorno meditano ed elaborano la loro opera.
Abbiamo aperto non solo le porte esterne dell’Accademia ma anche tutte quelle interne, in qualche caso per la prima volta, e persino quei luoghi di lavoro quotidiano della nostra Istituzione. Dagli archivi alla biblioteca, dalla nobile rampa borrominiana alle cantine, dal museo al giardino, fino alla sala cosiddetta di Raffaello con il nostro restauratore al lavoro.
Come un flusso sanguigno che invade queste sale, quindici artisti tra i protagonisti della scena contemporanea, scelti da altrettanti curatori, hanno collocato le loro opere ovunque, in un labirintico percorso, intrecciato alle nostre attività quotidiane.
La mostra non ha alcuna intenzione di offrire una panoramica esaustiva di quanto avviene oggi nell’arte contemporanea, ma può essere intesa come una prima tappa di un percorso di indagine che si intende proseguire nel tempo integrando a queste iniziative di carattere collettivo degli approfondimenti monografici.
Alla mostra è affiancato il programma di performance dal titolo Archetipi, affidato a un ulteriore curatore, che vedrà coinvolti alcuni tra i più interessanti artisti del settore. Queste performance avverranno nell’arco di tutta la durata della manifestazione, tra aprile e giugno. Durante lo stesso periodo si terranno incontri pubblici tra le coppie curatore-artista per offrire una lettura dell’opera presentata in mostra e nel contempo fare il punto sulla situazione dell’arte contemporanea e sulle prospettive future. Installazioni e interventi verranno documentati in un catalogo che sarà presentato entro la fine della mostra.