Fino al 5 maggio 2024, il Museo Diocesano di Brescia ospita una retrospettiva dedicata ad Agostino Ferrari (Milano, 1938), che analizza gli ultimi vent’anni di ricerca artistica. L’esposizione, curata da Elena Di Raddo e Mariacristina Maccarinelli, presenta 13 dipinti e 10 ceramiche, che raccontano l’evoluzione del segno, tema focale della ricerca artistica di Ferrari, ma solamente attraverso una selezione di opere che vanno dai primi anni duemila a oggi.
A partire dai primi anni Sessanta con l’indagine di un segno-scrittura primordiale, avanzata nell’ambito del gruppo del Cenobio, continuata con l’inserimento della dimensione spaziale e teatrale come altro elemento portante.
Negli anni Settanta, Ferrari inizia a concentrarsi sui valori psicologici del colore fino a realizzare l’Autoritratto, unica installazione della sua carriera; successivamente la sua attenzione torna a focalizzarsi sul segno pittorico che diviene racconto, per poi evolversi nello spazio della tela grazie anche all’utilizzo della sabbia nera, fino ad emergere dalla superficie oggettivandosi.
Il percorso espositivo si apre con i dipinti della serie intitolata “Oltre la soglia”, iniziata nel 2002, che si confrontano con le grandi domande dell’esistenza. Ferrari approfondisce il rapporto che si stabilisce tra la superficie “scritta”, dov’è visibile la narrazione segnica, e la “lacerazione”: lo strappo mostra quanto sia sottile lo spessore del supporto e, al tempo stesso, la profondità del nero assoluto, che simbolicamente assume il valore di ciò che non è conoscibile. Questa attenzione all’indagine spaziale presente in Ferrari, come anche nel suo maestro Lucio Fontana, si manifesta nella volontà di dare allo spettatore la possibilità di andare con lo sguardo oltre la tela, aprendo un universo misterioso, spirituale, infinito. Nella stessa sala troviamo anche alcune opere successive della serie Interno-Esterno. Qui il segno prende forza e spazio all’interno della composizione, si muove liberamente, inizia a invadere i piani delle superfici presenti pur restando ancora un segno-pittorico. La seconda sala è dedicata ai Pro-segno SEMS (Spazio-Energia-Materia-Segno) e ProSegno “Nuove-scritture”, titoli che definiscono le creazioni realizzate dal 2023. Queste opere descrivono gli ultimi esiti della ricerca di Ferrari, dove l’unico protagonista assoluto è il segno che appare dal nero sottostante, si manifesta sulla tela in tutta la sua potenza, per poi trasformarsi in segno plastico che fuoriesce dalla superficie invadendo lo spazio fisico circostante.
Lo spazio esterno del museo ospita una sezione dedicata alle ceramiche bianche o nere, in cui la tridimensionalità delle ricerche pittoriche dialoga con la materia.
Il percorso espositivo prosegue con la sala immersiva che presenta una videoinstallazione curata da Francesco Pio Bellisario, studente del DAMS per le Arti dell’Università Cattolica. Il progetto, creato appositamente per questo appuntamento con la volontà di approfondire la figura di Agostino Ferrari, si compone di tre schermi uno centrale e due laterali. Lo schermo principale è dedicato a un’intervista concepita e svolta ad hoc per il progetto; quelli laterali ospitano le immagini le opere in scorrimento.
La rassegna si conclude con la video intervista “A Piccoli passi nell’Arte. Agostino Ferrari”, frutto dell’attività di ricerca svolta dagli studenti nell’ambito del Laboratorio di storia dell’arte contemporanea, corso DAMS per le Arti, dell’Università Cattolica. Il catalogo, che contiene i testi critici dei curatori, è realizzato in collaborazione con lo JUS Museum di Napoli.