Sophie-Anne Herin. Entre chien et loup


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Al Castello Gamba di Châtillon (AO), fino al 16 giugno è allestita la mostra fotografica dedicata ai paesaggi dell’envers e alle figure che lo abitano di Sophie-Anne Herin, promossa dall’Assessorato ai Beni e alle attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione Autonoma Valle d’Aosta. L’esposizione, realizzata in stretta sinergia con la Struttura Patrimonio storico artistico e gestione dei siti culturali della Soprintendenza, è curata da Olga Gambari, giornalista, critica e curatrice indipendente.

Sophie-Anne Herin, Senza titolo, 2023, stampa fine art Giclée, 50 x 70 cm

L’antica espressione francese scelta per dare il nome all’esposizione, traducibile in italiano con “al calare della notte”, racchiude in sé il significato del progetto: raccontare quel particolare momento della giornata caratterizzato dal passaggio dalla luce al buio. È il tempo della penombra durante il quale non è possibile distinguere un cane da un lupo, come scriveva nel XVI secolo il poeta francese Jean-Antoine Baïf. È il momento che preannuncia l’arrivo della notte e con essa l’arrivo delle paure, quelle personali e quelle primitive.

Il crepuscolo raccontato da Sophie-Anne Herin, infatti, è quello dell’envers, il versante valdostano occupato prevalentemente da boschi e caratterizzato dalla scarsità di ore di luce nei mesi invernali.

Le immagini proposte giocano sui contrasti di luci, raccontando ciascuna la propria storia attraverso uno stile libero. 

La mostra si sviluppa all’interno dei tre piani dedicati alle esposizioni temporanee del Castello Gamba in un percorso che inizia dalla terra per poi superare i confini delle montagne e arrivare prima al cielo e poi al sogno. L’inizio del viaggio “Entre chien et loup” è con immagini di paesaggi, ritratti di animali e persone. Sono figure che escono dalla penombra, intesa sia come momento in cui si entra in contatto con le proprie paure personali e ancestrali sia come apertura su un altro mondo. Dalla penombra si passa poi alla notte, luogo dove si accende la fantasia e i sensi vengono nutriti da inconscio, desiderio e istinto. Il percorso prosegue poi verso l’alto con immagini raffiguranti il cielo e le stelle, fino ad accedere all’ultimo piano dedicato al sogno.

Ad essere centrale nell’ultima parte dell’esposizione è l’immagine personale di un sogno, una baubo, antica divinità femminile con una bocca al posto della vagina, posta nella torretta del castello come una presenza fantasmatica. La mostra termina con un video, in cui una lanuggine di semi del fiore di cardo volteggia seguendo una lieve brezza, simboleggiando con la sua danza la condizione esistenziale.  “Quasi rievocando il noto mito della caverna di platonica memoria, il percorso di questa esposizione, al di là della romantica e onirica dimensione dei soggetti scelti, ci prende per mano e ci accompagna attraverso le sfumature di un personale crepuscolo interiore: le luci e le ombre racchiuse in ognuno di noi”, ha spiegato l’Assessore regionale ai Beni e alle attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali, Jean-Pierre Guichardaz.

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