È allestita fino al 9 giugno prossimo al Museo Novecento di Firenze, la mostra “La stanza Vede. Disegni 1973–1990”, mostra dedicata ai disegni di Jannis Kounellis, con la direzione artistica di Sergio Risaliti e a cura di Dieter Schwarz. La mostra suggella il forte legame umanistico di Kounellis con la città di Firenze: una relazione e una presenza dipese, a partire dai primi anni Settanta del secolo scorso, dall’attrazione esercitata su di lui dalla cultura figurativa del primo umanesimo rinascimentale.
Un legame sottolineato anche da alcuni eventi che restano nella memoria della città e che hanno visto come protagonista la grande arte di questo maestro del Novecento: dalla sua performance nella Galleria Area del 1975, all’installazione in Santa Maria Novella del 1977, fino al 2017, anno in cui la presenza di Kounellis a Firenze si è fatta sentire di nuovo con la mostra Ytalia, quando le sue opere sono state esposte a Palazzo Vecchio e Galleria degli Uffizi.
L’arte di Jannis Kounellis torna adesso a Firenze con una mostra che presenta un centinaio di disegni eseguiti su carta, per lo più a china, matita, carboncino, tra gli anni Settanta e Ottanta, esposti integralmente per la prima volta nel 1990, in una esposizione curata da Rudi Fuchs dal titolo “La stanza vede” al Gemeentemuseum Den Haag dell’Aia.
I disegni erano appunti di concetti che interessavano Kounellis e sui quali rifletteva assiduamente. Alcuni di questi, che sviluppava e variava continuamente, trovarono la loro materializzazione nelle sue opere. Essi rappresentavano un’idea di radicalità che, rapportata a quella dei suoi contemporanei americani, Kounellis descrisse come “un diverso concetto della radicalità, meno formale, più fluido e meno dogmatico, senza protezioni, più folle.” Per Kounellis con il disegno era possibile trascendere i limiti e conquistare delle potenti metafore.
Questa mostra tiene conto del disegno sia come progetto e idea, sia come pratica a sé stante, e del suo ruolo centrale nella storia dell’arte fiorentina.
Molti fogli sono caratterizzati da vere e proprie prime prove progettuali: al centro della carta Kounellis ha tratteggiato in velocità la sagoma di una lastra su cui possono stare appesi cappotti, strumenti musicali, oppure, in una rigorosa costellazione di mensole, ciottoli anneriti, sacchi di iuta ripieni di carbone, legni macchiati di nero. In alcuni casi il groviglio rapido di segni lascia affiorare oggetti o minime tracce, ombre, impronte scure, germogli di future creazioni. Si riconoscono la sagoma di una ciminiera, quella di lampade ad olio o teste urlanti, che rimandano al celebre Urlo di Edward Munch, e perfino accumulazioni di teschi, come negli ultimi acquerelli di Cézanne. A volte i disegni sono minute annotazioni, forse esercizi di memoria nati all’impronta come risvegliandosi dopo un sogno, fantasie notturne, magari eseguite in un caffè, in una stanza di albergo, durante un viaggio in treno.
La mostra è realizzata in collaborazione con Spirale d’Idee.