Philip Colbert. House of the lobster


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Promossa dal Comune di Napoli, il MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fino al 1 aprile ospita una mostra dell’artista britannico Philip Colbert (nato in Scozia nel 1979); oggi vive e lavora a Londra. Grazie al personaggio dell’aragosta in versione cartoon e ai suoi dipinti storici iper pop vanta un seguito globale.

Philip Colbert, House of the Lobster, MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Il suo lavoro esplora con forza i modelli della cultura digitale contemporanea, con cui intesse un dialogo storico-artistico più profondo. La sua ossessione per l’aragosta è radicata nel simbolismo storico che l’aragosta incarna nell’arte, nel linguaggio e nel tempo.
In questa mostra, composta da sculture in marmo e bronzo, oltre che dipinti a olio di grandi dimensioni, Colbert rende omaggio alle radici della mitologia dell’aragosta attraverso un’affascinante serie di opere ispirate alla collezione di mosaici del Museo provenienti da Pompei. La mostra non si limita a illustrare il significato dell’aragosta attraverso la storia dell’arte, ma contempla anche i temi più ampi della mortalità, del conflitto e della natura ciclica dell’esistenza.
Al centro della mostra c’è un mosaico con fauna marina, con al centro una battaglia tra un’aragosta, una murena e un polpo. Il significato profondo di questo intricato conflitto, racconta l’artista, lo ha portato a produrre le scene di lotta sottomarina della serie Pompeii (2023) qui esposte. Colbert esplora la lotta senza tempo simboleggiata nel mosaico dall’aragosta, dalla murena e dal polpo, tessendo una narrazione di conflitto perpetuo. Philip Colbert così presenta il suo lavoro: “Man mano che la mia passione per le aragoste si sviluppava, tracciando il loro simbolismo attraverso la cultura pop e oltre, mi riportava inevitabilmente ai mosaici di Pompei, dove erano tra le prime raffigurazioni” . E ancora: “Per me, la collocazione dell’aragosta al centro dell’immagine, intrappolata in questo triangolo della morte, come lo interpreto io, accanto al polpo e all’anguilla, è una potente metafora visiva che ho voluto sviluppare nel mio lavoro, infondendola con una narrazione che trascende il tempo e si connette con lo spettatore a livello viscerale. Il motivo della battaglia non è semplicemente una rappresentazione del conflitto ma un riflesso delle nostre lotte interne, dei conflitti sociali e della danza perpetua tra forze opposte nella vita”.

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